LINGUA IGNOTA – Caligula

Pubblicato il 30/07/2019 da
voto
8.5
  • Band: LINGUA IGNOTA
  • Durata: 01:06:20
  • Disponibile dal: 19/07/2019
  • Etichetta:
  • Profound Lore
  • Distributore: Audioglobe

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“Life is cruel, and time heals nothing / And everyone you love will leave you / But not me / So will you join me? / Will you join me? / If you lay your life down, no man can take it”

Nota bene: nel comunicato stampa di presentazione viene espressamente chiesto che nome della band, titolo dell’album e titolo delle tracce -tutto, insomma – debba essere in CAPS. Facciamo come ci viene detto. E sappiamo che, decisamente, Kristin Hayter non è un personaggio da prendere alla leggera. E questo “CALIGULA” sembra volerne sancire significativamente l’ambizione straordinaria. Lo spannung. Lo zenith. Bastava guardare il curriculum della signorina, dopotutto, per capire subito che qualcosa di interessante doveva necessariamente uscire dalle diecimila pagine di tesi alla Brown University intitolata “Burn Everything Trust No One Kill Yourself”, dalle installazioni visive o dal maniacale “All Bitches Die” o dalle ultime – convincenti – esibizioni live. Tutto collima in questa mirabile visione ed espressione musicale, dal cuore distorto e dalla cultura stravinskjiana.
Ebbene sì, l’album in questione è un’opera a tutto tondo davvero potente. Artisticamente e musicalmente parlando. Sarebbe molto riduttivo tentare di ricondurne il genere o il pubblico principale. La musica estrema – ormai lo sappiamo tutti – sembra non aver più bisogno di urlare a squarciagola, di sfoderare armi da taglio a suon di distorsioni esagerate, blast-beat demoniaci o inserti elettronici industriali e apocalittici. La Hayter lo sa bene. La Profound Lore pure. E qui si accaparra abilmente una piccola gemma di musica contemporanea.
Il racconto di depravazione, omicidio, follia si lega ad un’interpretazione calcolata, studiata, elaborata e parimenti emotiva, vera, naturale. E non è infatti un caso che tra i collaboratori del disco figurino membri di formazioni emblematiche per la musica estrema di oggi: The Body, Uniform, Full Of Hell. Non è nemmeno un caso che il personaggio scelto come protagonista sia quel Gaius Iulius Caesar Augustus Germanicus, meglio conosciuto come Caligola: imperatore romano di cui la storiografia comune riporta – non si sa quanto fedelmente – i tratti di depravazione, tirannia, follia e il cui breve regno venne stroncato con il suo omicidio da parte di pretoriani, quando aveva 28 anni. Caligola è una metafora, ovviamente, e il tutto – sul piano lirico ed esistenziale – è portato al livello assolutamente personale della narratrice.
Sembrerebbe possibile catagolare di primo acchito prove come queste in un nuovo corso di musica snob, modaiola e creativa  ma si peccherebbe di cinismo o di pressapochismo, restando ad un livello di interpretazione solo superficiale. L’album è un lavoro di gusto e di studio, di tecnica e di cuore, di idee e di sostanza. Lavori come questo potrebbero davvero innalzare i prodotti musicali, soprattutto quelli che – purtroppo – sono relegati ad un pubblico metal (pur senza esserlo necessariamente), a vere e proprie opere artistiche. Ci si tenga da parte un’oretta, un po’ di voglia e di pazienza e si assista a un’esperienza come questa.
“I’m the fucking deathdealer/ I’m the butcher of the world / If you don’t fear me yet, you will”, si sente in “DAYS OF TEARS AND MOURNING” (che recupera i temi di “O Death Rock Me Asleep”, probabilmente scritta dalla regina di Scozia Anne Boleyn, prima dell’esecuzione). La rabbia della Hayter si sfascia nuovamente, dopo gli episodi di violenza che già avevano segnato la potenza espressiva di “All Bitches Die”, da cui, però, si nota una crescita musicale decisamente altisonante. Qui Patti Smith, là Diamanda Galas, là ancora Jarboe, e di nuovo Siouxsie. Eppure siamo di fronte ad una nuova vera interprete, tanto folle quanto in grado di esprimere appieno la sua idea di espressione. “BUTCHER OF THE WORLD”, scelta come singolo, appare come un quadro perfetto di come la liturgia del progetto LINGUA IGNOTA possa offrirsi in tutte le sue maggiori potenzialità. La Hayter traghetta con la sua voce incredibile, che prende tanto dal metal estremo quando dall’arte di Diamanda Galàs, nei territori musicali più ampi, qui ritrovando l’innesto di “Funeral Music For Queen Mary” di Henry Purcell (qualcuno si ricorderà “Arancia Meccanica”). La musica è altrettanto potente, e sembrerebbe superficiale definirla “d’accompagnamento” o “di supporto”, perché le orchestrazioni drone e gli arrangiamenti da camera sono fini e ricercati, seppur sembrano restare sotto l’estro vocale della narrazione principale. La tecnica vocale assurge a vette imponenti in alcuni picchi di tecnica come nella bellissima “MAY FAILURE BE YOUR NOOSE”, dove si percepisce che l’estro, la fantasia e la sperimentazione non sono solo frutto di follia o di libertà, ma sono supportati da uno studio e una tecnica solida che ne tiene le basi. Come per i grandi artisti, la cantautrice di Rhode Island si impone come perno di questo seducente lavoro. Tanto ammaliante quanto devastante. Non si sa quanto grande e duraturo, ma un capolavoro immediato.

TRACKLIST

  1. FAITHFUL SERVANT FRIEND OF CHRIST
  2. DO YOU DOUBT ME TRAITOR
  3. BUTCHER OF THE WORLD
  4. MAY FAILURE BE YOUR NOOSE
  5. FRAGRANT IS MY MANY FLOWER’D CROWN
  6. IF THE POISON WON’T TAKE YOU MY DOGS WLL
  7. DAY OF TEARS AND MOURNING
  8. SORROW! SORROW! SORROW!
  9. SPITE ALONE HOLDS ME ALOFT
  10. FUCKING DEATHDEALER
  11. I AM THE BEAST
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