7.0
- Band: LIONHEART (UK)
- Durata: 00:52:18
- Disponibile dal: 25/08/2017
- Etichetta:
- AOR Heaven
- Distributore: Frontiers
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Nella libreria musicale di gran parte dei frequentatori di questo portale non mancherà certamente lo storico album di debutto degli Iron Maiden, pubblicato nel 1980; il nome di Dennis Stratton, dunque, sarà tutt’altro che sconosciuto ai lettori di Metalitalia.com, grazie alla sua militanza in una delle formazioni più note e amate dal pubblico metal. Stratton, infatti, pur senza aver contribuito direttamente alla scrittura dei brani contenuti in “Iron Maiden”, ha lasciato il segno con il suo stile nelle prime composizioni della Vergine di Ferro, prima dell’arrivo di Adrian Smith. Quello che, forse, non tutti sanno è che il buon Dennis, lasciati i Maiden, diede vita ad un’altra formazione, chiamata Lionheart, con il chitarrista Steve Mann (che affiancherà un‘altra leggenda come Michael Schenker), il bassista Rocky Newton dei Wildfire, il cantante Jess Cox dei Tygers Of Pan Tang, e il batterista Frank Moon (ex-Def Leppard). I Lionheart non ebbero il successo meritato e riuscirono a registrare un solo album, intitolato “Hot Tonight”, nel 1984. Dopo lo split, avvenuto nel 1986, i membri rimasti della formazione si dedicarono ad altri progetti musicali, fino a che nel 2016 il promoter del Rockingham Festival di Nottingham propose al gruppo di riunirsi: ancora Stratton, Mann e Newton, con in più il batterista Clive Edwards (ex UFO), che aveva già militato nella band prima dello scioglimento, e il cantante Lee Small. La buona riuscita della reunion ha così spinto i musicisti a dare una nuova chance ai Lionheart, che tornano oggi sul mercato con il piacevolissimo “Second Nature”. Le tredici composizioni dell’album sono un vero e proprio inno agli anni ’80, all’hard rock melodico e alla grande tradizione dell’AOR, il tutto suonato da veterani che hanno la padronanza assoluta della materia, come un artigiano di consumata esperienza che maneggia i suoi arnesi con mano ferma e sicura. Basta ascoltare brani come “Give Me The Light” o “Angels With Dirty Faces” per capire di cosa parliamo: melodie eccellenti, cori perfetti, quella capacità di centrare il bersaglio fin dal primo ascolto ed un ottimo lavoro strumentale. Non pensiate, però, di avere a che fare con un album monotono. “Second Nature”, infatti, mostra diverse anime: troviamo composizioni più scanzonate, come la riuscita cover di “Don’t Pay The Ferryman” di Chris De Burgh, o l’ottima “Heartbeat Radio”, che in altri tempi avrebbe potuto tranquillamente spopolare su tutte le radio; ma allo stesso tempo non mancano anche composizioni più malinconiche e avvolgenti (il bellissimo strumentale “On Our Way” o la ballad “Every Boy In Town”), fino ad arrivare ad episodi più epici e graffianti, come la fiera “Prisoner”, l’ottima “Lionheart”, che ci riporta alla mente pezzi come “Armed And Ready” degli MSG, o la rilettura in chiave sinfonica della titletrack in “Reprise”. Insomma, “Second Nature” non inventa nulla, è un album dichiaratamente retrò, ma è realizzato dannatamente bene: un altro punto per la vecchia guardia, prego.