6.5
- Band: LIV KRISTINE
- Durata: 00:43:08
- Disponibile dal: 24/10/2014
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Non vi neghiamo che ci saremmo aspettati di più. Il motivo però della nostra purtroppo disattesa aspettattativa, più che imputabile alla famosa soprano norvegese in sè, risulta collegabile alla campagna promozionale, la quale ci strombazzava il qui presente “Vervain” come ‘l’album del ritorno’ alle sonorità originali della sua carriera. Delle gotiche, romantiche, dannate sonorità di “Velvet Darkness They Fear” qui troviamo proprio nulla però, e gli stessi Theatre Of Tragedy, che a tutti saranno venuti in mente parlando di un ‘ritorno’ per Liv Kristine, sono ben poco rappresentati. “Vervain” è piuttosto un disco rock elegante e delicato, fortemente venato di influenze dark, che il gothic metal lo vede proprio da lontano. Con questo, però, non vogliamo dirvi che siamo davanti ad un album orribile o a un prodotto indegno: semplicemente, il contenuto della scatola non è quello che la pubblicità e la suggestiva cover con lo specchio ci avevano fatto supporre. Una volta sorpassato questo scoglio (noi non ci siamo ancora riusciti del tutto, come dimostra il voto in calce) ci troviamo davanti ad un disco comunque gradevole, con melodie intriganti cantate con passione da una professionista indiscussa, che riesce a tratti a rapirci e a circondarci di un piacevole e oscuro alone di malinconica nostalgia. Il disco vive quindi più di singoli momenti interessanti che di un vero equilibrio: ad esempio, l’opener “My Wilderness” ci parla di un rock/metal intriso di tastiere, parzialmente vestito di elettronica e dalle strofe piuttosto rarefatte; già solo la successiva “Love Decay” risulta completamente diversa. Suggestivo spaccato di dark wave, il brano eccelle soprattutto grazie alle oscure vocals di Michelle Darkness degli End Of Green, il quale dipinge autorevoli linee vocali sulle quali fanno capolino addirittura i Moonspell di “Darkness And Hope”. Dopo questo geniale scampolo di velluto dipinto del nero più fondo, la marcata radiofonicità della title-track “Vervain” ci spiazza, parlandoci più dell’attuale Anette Olzon che di un’ipotetica Liv Kristine dei tempi d’oro. “Stronghold Of Angels” vede la partecipazione della metal girl per eccellenza, Doro Pesch, ed è forse l’unico brano a presentarci rarefatte tracce di gothic metal, ma già la successiva “Hunters” riammanta con molta elettronica il sound del disco, cambiando nuovamente le coordinate e rendendolo molto moderno. Brani decadenti e interessanti come “Lotus” si alternano quindi a passaggi più piatti e troppo radiofonici come “Elucidation”, creando un dipinto acceso da veramente troppe tonalità. Siccome il troppo talvolta stroppia, e come abbiamo già detto non abbiamo apprezzato la celata manovra commerciale insita in questo prodotto, più di questa abbondante sufficienza non possiamo dare, ma vi esortiamo a considerare lo spessore artistico di chi ha firmato l’album. Se quello che cercate è un piacevole ed elegante disco di dark rock, vorrete di sicuro dargli un attento ascolto…