6.0
- Band: LIVING COLOUR
- Durata:
- Disponibile dal: /10/2003
- Etichetta:
- Sanctuary Records
- Distributore: Edel
Ci sono recensioni che non vorresti mai scrivere, che nascono con la morte nel cuore, figlie di un’attesa spasmodica, compensata da una delusione proporzionale alle aspettative che una band genera sul proprio conto. Il caso dei Living Colour testimonia perfettamente questa situazione: alfieri, sul finire degli anni ’80, di un eccitante crossover dal tasso tecnico disumano, il combo di Vernon Reid è di nuovo sulle scene, ad otto anni dallo scioglimento e a nove dal visionario “Stain”. Ma “Colleidoscope”, duole dirlo, suona come il classico disco inciso con il freno a mano inserito, dove l’estro e la bravura strumentale dei musicisti coinvolti passa in secondo piano, a favore del tradizionale “compitino ben eseguito”. Resta in piedi il classico melting pot stilistico del combo “all black”, fra ritmiche ipercompresse (l’opener “Song Without Sin”) ammorbidite dalle linee morbide degli incisi, rumorismi garage (“Operation Mind Control”), ballate di grande efficacia (la bellissima “Flying”), l’ibrido hard/reagge “Nightmare City”, ed una serie di brani che non aggiungono nulla al glorioso passato dell’act di New York . Poco riuscite anche le due cover presenti in “Colleidoscope”, la celebre “Back In Black” degli Ac/Dc, con un Glover assolutamente fuori contesto, ed una “Tomorrow Never Knows” dei Beatles riproposta senza troppa convinzione. Veramente poco per una formazione che sino ad oggi aveva fatto della ricerca musicale il proprio fiore all’occhiello.