7.0
- Band: LIZZY BORDEN
- Durata: 00:41:08
- Disponibile dal: 15/06/2018
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Erano ben undici anni che non si avevano notizie di una nuova produzione in studio a opera della band guidata dal sempre carismatico Lizzy Borden il quale, almeno da quel primo ritorno sulle scene avvenuto nel lontano 2000 e poi interrotto solo quattro anni dopo, anche se per poco, non è certamente nuovo all’abitudine di buttar fuori album a molti anni di distanza l’uno dall’altro. Cominciamo ponendoci una domanda: dopo il discreto, ma certamente non eccelso “Appointment With the Death”, quanto erano effettivamente alte le aspettative per il nuovo album di quella che, comunque, rimane una delle realtà più iconiche e rappresentative dell’attitudine prevalentemente shock rock? Non particolarmente a dir la verità, poiché a questo punto non ci vuole certamente un genio per capire quanto siano difficilmente raggiungibili i fasti raggiunti coi mitici album usciti nella seconda metà degli anni ’80. Tuttavia, non bisogna nemmeno commettere l’errore di sottovalutare un lavoro che comunque, già dalla presentazione, riesce ad apparire discretamente accattivante e ben ragionato: si tratta infatti di una sorta di opera teatrale drammatica e lugubre, simile a quanto fatto a suo tempo con “Master of Disguise”, incentrata in questo caso sul tema dell’amore, nonché delle numerosi luci e ombre che lo caratterizzano; perciò ogni brano appare come una sorta di storia a se stante, il che ha reso necessarie delle scelte musicali e compositive in grado di rappresentare al meglio i singoli racconti, in base anche alle differenti atmosfere che si possono percepire. Inutile quindi dire che la scaletta appare piuttosto variegata e non mancano alcuni episodi dal sapore relativamente classico, anche se si percepisce una generale pendenza verso produzioni di genere hard rock più moderne, arricchite da numerose e riconoscibili influenze di matrice pop. Facciamo qualche esempio: “The Scar Across My Heart” e “Run Away With Me” riescono a farci rivolgere un pensiero ai compianti anni ’80, mentre invece “Obsessed With You” e “A Stranger To Love” appaiono decisamente più vicine a proposte recenti e, tanto per non farsi mancare nulla, c’è persino una breve parentesi simil Rob Zombie con “Our Love is God”. Anche il finale è a suo modo peculiare, con una ballad che funge da reprise della omonima e grintosa titletrack iniziale, e una traccia conclusiva, intitolata “We Belong To The Shadows”, che vedremmo bene come colonna sonora in concomitanza di una scena importante di un certo tipo di film drammatico-sentimentale. La produzione, seppur non plasticosa, appare comunque decisamente moderna ed è importante far presente che il buon Lizzy, non disponendo di una vera e propria formazione fissa al seguito, a parte il batterista Joey Scott Harges, ha voluto curare personalmente tutte le parti di voce, chitarra, basso e tastiere, cercando di dare all’album quel tocco di teatralità necessaria per rendere al meglio un opera di questo genere. Quindi, qual è il vero problema dell’album? Molto semplicemente la qualità e l’incisività dell’intera tracklist che, pur componendosi di brani assolutamente riusciti e gradevoli, non contiene nessun momento in grado di esaltare ed emozionare oltre un certo limite l’ascoltatore, il quale difficilmente si ricorderà di questi dieci pezzi con particolare entusiasmo e voglia di riascoltare tutto l’album dopo un tot di tempo; inoltre, è impossibile non ammettere che avremmo preferito qualche momento adrenalinico in più, considerando il sound comunque metallico e aggressivo cui Lizzy e soci ci hanno abituato da sempre. Tutto sommato, nonostante tutti i difetti che possiamo trovare, questo “Midnight Things” è un buon prodotto che comunque merita di essere ascoltato almeno una volta; sicuramente non piacerà a tutti e decisamente non è il ritorno in grande stile che molti estimatori avrebbero voluto, ma i momenti piacevoli non mancano e dargli una chance non costa granché.