7.0
- Band: LOCK UP
- Durata: 00:38:49
- Disponibile dal: 26/11/2021
- Etichetta:
- Listenable Records
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Tre dischi in un anno, di cui due (“Death, Madness, Horror, Decay” dei The Lurking Fear e il qui presente “The Dregs of Hades”) rilasciati a sette giorni di distanza l’uno dall’altro. È davvero periodo di vacche grasse per i fan di Tomas Lindberg, frontman che in questo 2021 ancora segnato dall’incertezza decide di riunirsi alle fila dei suoi amici Lock Up per quello che ormai è il quinto full-length di una carriera pluriventennale e che già da un pezzo – visti i traguardi e i numeri raggiunti – non può essere considerata un divertissement per i musicisti coinvolti. Nomi che, a seconda dei casi, hanno scritto pagine più o meno indelebili nella storia del metal estremo (parliamo pur sempre di Shane Embury dei Napalm Death, Anton Reisenegger dei Brujeria e Kevin Sharp dei Brutal Truth), e che oltre a quelli dello stakanovista ‘Tompa’ possono dire di essersi recentemente guadagnati i servigi di un certo Adam Jarvis alla batteria (Misery Index, Pig Destroyer), dando così alle stampe uno dei capitoli più avvincenti e curati della loro parabola death/grind.
Una manata che, a ben vedere, non si discosta dalla formula classicissima abbracciata fin dai tempi dell’esordio “Pleasures Pave Sewers”, ma che al contempo si abbatte con un’energia e una freschezza non sempre riscontrabili nelle ultime incursioni della all-star band internazionale, predisponendo bene all’ascolto già dopo pochi secondi della tenebrosa intro “Death Itself, Brother of Sleep”. Fondamentale, a questo proposito, il contributo di Jarvis dietro le pelli, il cui tocco – più tentacolare e fantasioso rispetto a quello del suo predecessore Nicholas Barker – conferisce alla tracklist una vitalità, una scorrevolezza che il riffing di Reisenegger e l’assalto vocale della coppia Lindberg/Sharp alimentano in un lungo filotto di carneficine-lampo (“Hell Will Plague the Ruins”, la titletrack, “Misdirection Thief”) e parentesi più frastagliate (“Black Illumination”, “Crucifixion of Distorted Existence”). Il tutto, come detto, attenendosi unicamente alle regole dei vari “Harmony Corruption”, “Extreme Conditions Demand Extreme Responses” o “Human 2.0”, risultando rassicurante per i die-hard fan di certi suoni al vetriolo come una coperta calda in inverno. Questi ultimi potranno benissimo pensare di aggiungere un mezzo punto al voto riportato in calce, ma l’invito – rivolto a tutti – è di non sottovalutare l’operato di questi veterani, sempre bravi a ripresentarsi sul mercato con opere che ne legittimano puntualmente lo status e l’esperienza.