7.5
- Band: LOCRIAN
- Durata: 00:40:50
- Disponibile dal: 05/04/2024
- Etichetta:
- Profound Lore
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A dispetto dell’osticità della loro proposta, i Locrian sono una band longeva ed anche piuttosto prolifica, con una carriera quasi ventennale e diversi album pubblicati nell’arco di questo arco temporale. E’ sempre complicato analizzare una nuova uscita di realtà di questo tipo che, perso l’iniziale slancio sperimentale (ma, in alternativa, si può anche pensare che dopo tutti questi anni il confine di ciò che è chiamato sperimentale sia totalmente diverso), continuano a pubblicare buoni o ottimi dischi pur senza più stupire come agli inizi.
Se “The Crystal World” è un ricordo lontano e “Drenched Lands” lo è ancora di più – giusto per citare due picchi della loro discografia – è anche doveroso ricordare che ogni album degli americani riserva sorprese, con frequenti cambi di rotta e di sonorità, mantenendo intatta la capacità di generare scenari distopici ed atmosfere surreali.
Parlando dell’ultimo “New Catastrophism”, avevamo evidenziato un deciso allontanamento da tutto ciò che fosse metal, a favore di post-rock, drone, noise e dark ambient: ebbene, “End Terrain” prende tutta un’altra strada, proponendo una miscela in cui una sorta di black metal atmosferico risulta essere l’ingrediente principale, pur se amalgamato con tutti i generi già menzionati; un suono più stratificato rispetto al recente passato, reso più godibile dalla presenza di melodie create soprattutto dai sintetizzatori e da un’elettronica che affianca le chitarre ad effetti stranianti. La scelta di combinare le atmosfere glaciali dei primi album con una ritrovata pesantezza sonora è azzeccata e porta a brani dinamici e ben concepiti, in cui la voce è un lamento straziante che si perde nel flusso sonoro, per diventare gelida e distaccata solo nella goticheggiante “Utopias”, mentre i legami con l’ambient ed il noise vanno ricercati nei due minuti di “Umwelt” e in “Innenwelt”, ma è in macigni come “Excarnate Light” o “Chronoscapes” che è contenuto lo spirito dell’album.
L’idea dei tre artisti di Chicago è quella di descrivere un mondo ormai devastato, un pianeta senza futuro che ha preso coscienza della propria condizione disperata e non può fare più nulla per rimediarvi, un incubo descritto dall’inizio alla fine (la rassegnata “After Extiction”) con diverse tonalità ma sempre con lucidità e freddezza, all’insegna della più totale libertà espressiva.
Come già accennato, può sembrare anacronistico rimanere sorpresi da un’uscita dei Locrian, ma ciò non toglie che “End Terrain” sia il loro album più riuscito da molti anni a questa parte.