7.0
- Band: LOGIC OF DENIAL
- Durata: 00:40:08
- Disponibile dal: 12/02/2013
- Etichetta:
- Comatose Music
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Se siete in cerca di novità, nel senso di innovazione, sperimentazione o “cose strane”, allora voltate pagina, in quanto sono gli stessi Logic Of Denial a chiarire, da subito, la questione, con una “Reek Of Perpetual Infamy” che, già dal titolo, promette cattiveria, rivelandosi poi uno dei brani più serrati e avvolgenti del disco. Tutto il resto dovrebbe svilupparsi di conseguenza, ma è davvero così? La tesi iniziale non si dimostra certo lontana dalla realtà, in quanto tutto “Atonement” affonda le proprie radici dentro sonorità e tecniche tipicamente death metal dei giorni nostri, con le sue robuste ritmiche e il growling immutabile, ma è anche vero che l’approccio piuttosto moderno e cangiante alla materia fa sì che talvolta il risultato finale sia diverso dalla mera somma delle parti: più varietà, più intensità, più dinamismo. Con lievi pennellate di melodia a fare da contorno. Si può trovare, quindi, una trascinante “Weeping Upon Repugnance”, dal riuscito finale rallentato, accanto ai toni tesissimi di “Behold The Throne Of Torture”, dove in verità il gruppo scade un po’ in soluzioni “brutal” abbastanza piatte. In generale, troviamo molto più validi gli episodi in cui i Logic Of Denial sfoderano ritmiche più ragionate e interessanti piccoli effetti “sotto-traccia”, ad arricchire l’arrangiamento. Quando osano di più, come in “Sepsis” o “Despondency”, il prodotto è infatti molto buono: suoni distorti ma sospesi e, di conseguenza, più atmosfera. Insomma, viste le premesse iniziali, ci si aspettava qualcosa di più “rigido” e catalogabile, mentre in realtà il lavoro, almeno musicalmente, offre varietà pur mantenendosi fra le coordinate sopracitate: nessuna rivoluzione, ma nemmeno il tedio che a volte può intervenire quando si parla di death metal molto quadrato, pesantemente influenzato da Nile e classici Morbid Angel. Un disco dunque piacevole, con qualche perdonabile momento di stanchezza (soprattutto nel comparto vocale) e di già sentito; tuttavia, ripetiamo, qui nessuno voleva “farlo strano” e il disco nell’insieme regge benissimo grazie al buon gusto negli arrangiamenti e all’impegno della band. Una prova più matura del debut – come del resto tutti i secondi album dovrebbero essere! – che palesa ulteriormente le doti dei Logic Of Denial, i quali ora potranno permettersi di iniziare a inseguire affermate realtà di casa come Hour Of Penance e Antropofagus.