6.0
- Band: LONG DISTANCE CALLING
- Durata: 00:57:23
- Disponibile dal: 26/08/2022
- Etichetta:
- earMusic
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Difficile seguire (e comprendere) le evoluzioni dei Long Distance Calling: dopo l’EP d’esordio ed i primi due ottimi lavori, con “Avoid The Light” vetta assoluta, i tedeschi hanno iniziato a cambiare orientamento ad ogni uscita, sempre, bisogna ammetterlo, ricercando soluzioni intelligenti e mai banali, ma dando comunque l’impressione di non avere una base di partenza solida su cui sperimentare. Anche questo nuovo “Eraser” non fa eccezione: se “How Do We Want To Love?”, in molte sue parti, strizzava l’occhio all’elettronica, questa volta è evidente il ritorno al riff ed alle chitarre in primo piano, in una sorta di post-rock irrobustito che vira decisamente verso il prog; i brani, tutti strumentali, sono lunghi e con molte variazioni ma – questo è l’aspetto negativo – i momenti che rimangono impressi sono veramente pochi e, anzi, molto spesso si ha la sensazione di essere di fronte a qualcosa di già sentito, anche se, a difesa della band, bisogna ammettere che alcuni particolari si svelano dopo qualche ascolto e l’eccessiva semplicità che appare al primo approccio via via sa disperdersi in sovrastrutture complesse e inaspettate. I brani che colpiscono maggiormente sono quelli più fuori dalle righe, come “Blades”, un rock/stoner che riporta ai Karma To Burn, oppure “Sloth”, in cui il sax e un assolo di chitarra molto melodico e gilmouriano riescono a ricreare un’atmosfera tra i Morphine ed una ballata hard rock. Infine, il concept: ogni brano è dedicato ad una specie a rischio di estinzione, fino ad arrivare alla title-track che, invece, ci parla di quello che è il problema di questa ecatombe, ossia l’uomo.
“Eraser” è un disco in cui le idee ci sono, ma spesso sono addirittura troppe e gestite male, come se il tutto fosse il frutto di una ricerca non ancora giunta a compimento; tuttavia è anche un prodotto ben suonato, a tratti piacevole e che non ci sentiamo di bocciare in toto.