7.5
- Band: LONG DISTANCE CALLING
- Durata: 00:58:42
- Disponibile dal: 21/09/2007
- Etichetta:
- Viva Hate Records
- Distributore: Masterpiece
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Lungo e vorticoso il viaggio che i Long Distance Calling intraprendono nel corso del loro debutto discografico, dominato da tristezza e desolazione che si trasformano occasionalmente in rabbia o speranza, mostrando velati raggi di luce mirati a stemperare l’atmosfera tesa. Il sound della band tedesca non appare particolarmente innovativo, rientrando nei parametri post-rock, con richiami più o meno evidenti ad Isis e Red Sparowes, e canzoni compatte, prive di barriere, che si sviluppano partendo da una forma minimale per poi arricchirsi strada facendo di ingredienti che vanno a raggiungere l’apice nelle aperture più heavy, dove entrano le chitarre distorte e l’atmosfera fornita dalle tastiere si fa più corposa. La componente riflessiva è determinante in apertura di canzone, con lunghi giri di chitarra ottimamente incastrati a mo’ di arpeggio e sorretti da ritmiche fantasiose in grado di sconfiggere il fattore ‘noia’, mentre le già citate incursioni heavy costituiscono un’ottima variante e l’ideale evoluzione di brano sempre in progressione. Avvalorato da un songwriting sempre ispirato, “Satellite Bay” non deluderà gli amanti delle suddette sonorità, grazie ad un lotto di canzoni di ottima fattura dalla quale risulta difficile elevarne una al di sopra delle altre; qui non si parla di singoli o ritornelli di successo, ma di un disco da ascoltare tutto d’un fiato scegliendo ovviamente la giusta atmosfera di contorno. Il fatto che il quintetto berlinese abolisca il cantato dalle proprie composizioni rende ulteriormente coesa la musica del proprio debutto, non a caso potremmo citare “Built Without Hands” come unico pezzo ‘immediato’, complici le sole vocals dell’intero disco prestate per l’occasione dall’ugola ispirata di Peter Dolving dei The Haunted. Una piacevole scoperta che rimarrà lontana dai riflettori, seguendo l’indirizzo artistico delle proprie canzoni, ma che troverà ampi consensi tra gli estimatori del genere.