8.5
- Band: LORD BELIAL
- Durata: 00:54:53
- Disponibile dal: 24/03/1997
- Etichetta:
- No Fashion Records
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Il calderone del black metal nato negli anni Novanta sembra essere davvero inesauribile, tra un evidente amore per le ristampe e la continua circolazione di dischi classici, un numero notevole di band che non mollano e discepoli così devoti da riproporre certe sonorità e un’immagine in modo realmente fedele, anche a tanti anni di distanza. Uno dei più recenti esempi a riguardo è tutta una nuova generazione europea di piccole realtà che sembrano non smettere di voler tributare un certo symphonic black primitivo e genuino debitore dei primi Emperor, Limbonic Art o Odium.
Il black metal può insomma aver perso un proprio significato primigenio e il mistero delle origini, ma come stile musicale proprio è sicuramente fuori discussione la sua scomparsa in tempi brevi. Quanto detto è altrettanto vero per lo swedish black di scuola Dissection che continua, in modi propri o impropri, a ricomparire nei suoni contemporanei. E’ una scuola però decisamente più ampia dei Dissection quella svedese di quegli anni, visto che comprende nomi come Unanimated, Naglfar, Dawn, Sacramentum e molti altri. I Lord Belial possono essere tranquillamente inclusi nell’elenco e anzi, con il loro debutto “Kiss The Goat” del 1995 catturarono l’attenzione di molti, visto che erano stati in grado di confezionare un disco vario, tecnicamente curato (con un basso in evidenza), pieno di riferimenti al metal degli anni Ottanta e anche ai Black Sabbath. Spuntavano anche finezze come la presenza del flauto e una ricerca dell’atmosfera molto interessante.
Il seguito, “Enter The Moonlight Gate”, ha ribaltato in parte le carte in tavola, visto che apre le danze con una mattonata in faccia come la title-track, che sposta l’attenzione verso il territorio di Dark Funeral, Marduk e i Naglfar dal secondo disco in poi, salvo poi sorprendere l’ascoltatore con un ritornello lasciato alla voce femminile. La band, nel frattempo, ha mantenuto la stessa formazione, ovvero il nucleo dei Backelin (due fratelli e un cugino) accompagnati da ‘Pepa’ Vassago (al secolo Niclas Pepa Green, attivo negli stessi anni con il suo progetto solista Vassago, altra piccola realtà che vi invitiamo a riscoprire): ciò che cambia quindi è proprio l’approccio musicale, più diretto, feroce e squisitamente black metal. Il basso distorto che apre la successiva, lunga “Unholy Spell Of Lilith” annuncia un altro pezzo feroce che a metà si concede un break melodico pienamente ascrivibile al modello swedish black che abbiamo discusso ancora. Bastano questi dodici minuti iniziali per rendersi conto il paradigma è proprio cambiato e se, in qualche modo, ci potrà mancare la varietà stilistica del precedente, “Enter The Moonlight Gate” resta un disco sulfureo e infernale degno di rappresentare una vera e propria scuola sonora.
Notevoli anche le aperture acustiche (a la Zwestloot dei Dissection) di “Path With Endless Horizon” e “Forlorn In Silence”, o gli assoli gustosissimi a metà di “Lamia”, ma la caratteristica principale del disco rimane quella di essere fresco e coinvolgente fino alla fine, seppur con una durata di quasi un’ora, impresa non semplice in questo tipo di musica. Menzione a parte la merita la lunghissima, epica e complessa “Realm Of A Thousand Burning Souls (Part I)” che incorpora praticamente tutta la ‘poetica’ dei Lord Belial. In quel momento e con due dischi in tasca di tale caratura, ci si sarebbe potuti attendere ancora di più dal gruppo, ma per i mille casi e le situazioni del mercato la dimensione dei Lord Belial rimase immutata, anche se apparirà almeno un altro grandissimo album – “Unholy Crusade” – e una successiva carriera di buon livello, macchiata forse da una polemica/abbandono di casa discografica – per la pubblicazione di un pezzo controverso intitolato “Purify Sweden” – e problemi di salute di Micke Backelin che ne ha sempre limitato le performance dal vivo. Sia come sia, vi invitiamo davvero a riscoprire la prima parte della carriera dei Lord Belial, perché restano un iconico esempio di grande e feroce black metal, di quello della scuola dalle copertine ‘blu’, per chi sa cogliere la citazione.