7.0
- Band: LORD DYING
- Durata: 00:39:53
- Disponibile dal: 09/07/2013
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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La Relapse decide ancora una volta di dare fiducia ad una band praticamente sconosciuta del panorama sludge statunitense, pubblicando l’esordio dei qui presenti Lord Dying, quartetto proveniente da Portland, Oregon. I Nostri non hanno certo la faccia tosta dei Black Tusk, o l’imbarazzante talento dei Cough, né tantomeno la voglia di rischiare dei Rwake, giusto per limitarci a tre delle formazione del roster Relapse. Casomai, i ragazzi possono essere affiancati ad una formazione che ha fatto dell’integrità e del sudore profuso la propria bandiera, ovverosia i Red Fang. Sludge doom canonico, quindi, con qualche rara deriva stoner ed un certo amore per le sonorità classiche più che per quelle estreme. I Lord Dying non sono dei fenomeni, “Summon The Faithless” é lungi dall’essere un capolavoro, però nella loro derivatività riescono a colpire, grazie ad un songwriting comunque ispirato che permette loro di non scadere quasi mai nella banalità più becera. Interessanti soprattutto i passaggi più vicini al doom tout court, piazzati con costrutto all’interno di quasi tutte le tracce, quando non addirittura assi portanti di alcune di esse. Ad esempio, “Summoning The Faithless” viene praticamente tutta incentrata su un riffone semplice ed ottantiano sopra al quale vengono innestate ritmiche che seguono tempi medi; l’unica concessione estrema (ma forse sarebbe più corretto dire maschia) é la voce catarrosa ed alcolizzata di E. Olson, sporca come si addice al genere. Il tiro rallenta ancora di più con “In A Frightful State Of Gnawed Dismemberment”, dove si strizza l’occhio a sonorità più estreme e vicine ad un certo modo lineare e thrashy di intendere il death. Le accordature sono estremamente ribassate, in modo da amplificare a dismisura il senso di pesantezza già piuttosto evidente, cosa che avvicina i Lord Dying ai migliori High On Fire. “Descend Into External” innesta elementi più tecnici sopra ad un brano sempre piuttosto selvatico, mentre il retrogusto thrash continua a lasciare sedimenti del proprio passaggio. Si avanza imperterriti e fieri tra High On Fire e Red Fang fino ad arrivare alla conclusiva “What Is Not… Is”, passando dall’assurda pesantezza di “Perverse Osmosis” e dalla poco riuscita “Water Under A Burning Bridge”. Insomma, i Lord Dying si dimostrano band muscolare e compatta e “Summon The Faithless” é senza dubbio un lavoro riuscito; rimane il fatto che se si fosse provato ad osare qualcosa di più i risultati sarebbero stati più apprezzabili. Inferiori ai gruppi citati in questa sede, ma comunque meritevoli di rispetto.