7.0
- Band: LORD MANTIS
- Durata: 00:44:22
- Disponibile dal: 22/11/2019
- Etichetta:
- Profound Lore
- Distributore: Audioglobe
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Quarto album per i Lord Mantis e come-back dopo uno split certamente coadiuvato dalle brutte evenienze, primo infatti dopo il suicidio del batterista e fondatore della band, già in forza anche presso gli Indian, Bill Bumgardner. I Nostri hanno una certa esperienza alle spalle, e il precedente “Death Mask”aveva avuto modo di far parlare di sé quanto basta dalla sua uscita, nel 2014. Il ritorno degli americani segna un preciso cambio di marcia nella propria discografia, un ritorno in strada che potrebbe anche lasciare un po’ di stucco chi li aveva apprezzati in tempi passati. Come se vi fosse stato una sorta di addomesticamento di una belva sin troppo feroce, il nuovo “Universal Death Church” suona più mansueto ma non più morbido: la brutalità non manca, ma siamo di fronte ad otto tracce che, pur nella loro ferocia, suonano definite, inquadrate. La proposta resta la stessa, un blackened sludge che non disdegna intercessioni in ambiti doom e anche industrial, e quello che fa partire l’album è un brano furioso come “Santa Muerte”, dove le velleità black hanno il sopravvento; si prosegue quindi con alcuni pezzi che tengono ben alto il vessillo storico della band (come “God’s Animal” o “Fleshworld”), ma già con “Qliphotic Alpha” abbiamo come una sorta di de-canonizzazione della proposta: un’aria vagamente post metal si impossessa dei solchi, e ci rendiamo conto che durante l’ascolto vi sono diverse anime a fare capolino in quest’album. Inaspettatamente, va detto. Tuttavia, non è davvero un male: forse uno dei maggiori rischi in questo genere è infatti una standardizzazione vera e proprio delle release, cosa da cui i Lord Mantis non erano esenti, e ci troviamo invece di fronte ad un lavoro piuttosto eclettico, con una spinta quasi classic heavy metal nell’approccio di alcuni passaggi, che ne danno un valore diverso ad ogni ascolto (brani come l’acustica “Low Entropy Narcosis” e “Consciuosness.exe” fanno da bilanciamento ideale alla doppietta di chiusura e di apertura del platter). La cosa potrà disorientare i fan della prima ora, ma va benissimo anche così, riteniamo.