6.5
- Band: LORD VIGO
- Durata: 00:51:36
- Disponibile dal: 01/07/2022
- Etichetta:
- High Roller Records
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Cercare di continuare un disco fondamentale per la storia della musica intera come “2112” dei Rush può sembrare una follia, è vero, ma se ambientassimo una storia in quell’universo? È quello che si è chiesto Vinz Clortho con i suoi Lord Vigo in questo “We Shall Overcome”, quinto album che funge da prequel del precedente “Danse De Noir”, uscito nel 2020. In questa versione ‘what if’ della storia scritta dai Rush, l’antica razza riesce a rovesciare la dittatura dei computer, ma fallisce nel creare una società con un sistema ecologico e politico stabile. Al di là del concept, che può essere interessante o meno e anche un po’ ambizioso, veniamo alla musica: i Lord Vigo, rispetto al disco precedente che andava più vicino a band come Candlemass e Solitude Aeternus, confezionano un prodotto che sembra uscito direttamente dagli anni Novanta sulla scia di gruppi come Treshold, Eldritch, Avalon e di tutta quell’ondata di prog fantascientifico che occupò una piccola nicchia seguita da un gruppo di fan appassionati, pur non rinnegando il loro passato. E c’è da dire che i pezzi ci sono: “The Heart Of Eternal Night” ha un ritornello dannatamente trascinante, così come molti degli altri brani ptresenti che, pur mantenendo una forma canzone classica, riescono a trascinare l’ascoltatore. Merito sicuramente della voce di Vinz Clortho e del basso di Volguus Zildrohar e Tony Scoleri. Il cantante, infatti, si è occupato quasi completamente della parte strumentale suonando sintetizzatori e batteria, mentre ha affidato ai musicisti di cui sopra chitarra e basso: una specie di Ayreon tedesco, senza però quella miriade di ospiti speciali che il buon Lucassen porta ogni volta in studio con lui. Il risultato? Purtroppo, se le canzoni ci sono, la produzione è veramente scadente: la voce del cantante è poco più di un sibilo in alcuni punti, completamente coperta dal basso e dalle tastiere. Tutt’altro che pulita, la scelta è stata quella di tenere tutto ciò che non siano chitarra e sintetizzatori al centro dell’immagine, creando un amalgama che non sempre riesce ad appassionarci, come in “From Our Ashes We Will Rise”, dove inevitabilmente ci perdiamo in questo calderone sonoro. Pollice in su invece per la traccia che dà il titolo al disco: questa almeno funziona bene ed ha un ritornello davvero trascinante, lasciando il giusto spazio sia alle chitarre che al resto degli strumenti, partendo con una intro acustica e avendo il suo climax nel solo a metà traccia. Ma la produzione non fa che affossare pezzi che potevano essere bellissimi come la ‘quasi stratovariusiana’ “A Necessary Evil” o la conclusiva “A New Dark Age”, che coglie bene lo spirito da ‘fine di un capitolo’. Davvero un peccato per la band tedesca, che avrebbe potuto fare un bel salto di qualità solamente producendo il disco in maniera più coerente rispetto a ciò che abbiamo ascoltato, anche perché, come detto precedentemente, i pezzi sono buoni. Riascoltando “Danse De Noir”, infatti, ci rendiamo conto che forse la band ha cercato di fare un passo troppo azzardato rinunciando a quella produzione seminale che aveva caratterizzato i dischi precedenti e che li rendeva più vicini al doom ma anche a band come Fates Warning o comunque a tutto quel proto-prog metal di metà e fine anni Ottanta. Rimandiamo quindi i Lord Vigo al prossimo disco ma con una sufficienza, sperando che li incoraggi a recuperare la produzione dei dischi precedenti o a tentare un passo verso qualcosa di più moderno e accettabile.