6.0
- Band: LORDI
- Durata: 00:39:50
- Disponibile dal: 16/03/2013
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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A chi scrive non piacciono i Lordi, ve lo dice subito. Quindi, a logica, sarebbe molto facile per il sottoscritto, come lo è anche per tutti i detrattori della monster band finnica, parlarne male a prescindere, demolendo questo nuovo lavoro dal programmatico ed irriverente titolo di “To Beast Or Not To Beast”. Facile anche perchè, come si suol dire, Mr Lordi e compagnia mostruosa come sempre volgono apertamente il fianco alle stilettate della critica. Musica già sentita, che si ripete oramai da qualche album a a questa parte; nomi, testi e titoli delle varie song al limite del ridicolo e vestiti di scena eccessivi e grandguignoleschi mutuati dai Gwar sono infatti sicuramente ottimi motivi per denigrare la serietà e l’operato della band, volendo rimanere superificiali. Ma, come sempre, la musica e il metal ci richiedono un approccio più critico, e quindi, armandoci di pazienza e accantonando le nostre riserve sui punti sopra espressi, ci addentriamo più a fondo nel mondo grottesco e farsesco di questo album. E, tutto sommato, come testimonia il sei a fondo pagina, dobbiamo ammettere che la musica finisce sempre per contare più di simpatie/antipatie, ma sopratutto per contare di più di stupide maschere e nomi idioti con i quali presentarsi al pubblico. Spogliati di quest’aura di stupida eccessività chiassosa di cui i Nostri volutamente si ammantano, i Lordi rimangono comunque una solida – e, lo ammettiamo, longeva – macchina del rock’n’roll. E questo, cari lettori, tutto sommato non è poco. Perchè, a conti fatti, sono le simpatiche melodie di “The Riff” a rimanerci in testa, non il buffo aspetto che i musicisti hanno sul palco o nel libretto. E’ il ritmo coinvolgente di “We’re Not Bad For Kids, We’re Worse” a farci muovere il piede sotto il tavolo ancora adesso, non lo sfacciato titolo scelto. E, ancora, è l’incedere maligno e doomy di un bel pezzo come “Something Wicked This Way Comes” a riportarci alla mente il sound immortale di Iommi e compari, e non la loro fracassona presenza scenica. A questo punto, demolire l’album ci diviene molto più difficile. Perchè, tutto sommato, non possiamo mentire a noi stessi: le shock band come Alice Cooper, Twisted Sister e WASP ci sono sempre piaciute e continueranno a piacerci, e l’horror rock di Mr. Lordi & band non riesce a metterci nelle condizioni di poter parlarne male. E quindi, dimenticandoci di tutto quanto ci infastidisce della inaccettabile personalità egomaniaca dei Lordi, il DNA delle nostre cellule rockettare non può non trovare naturale compimento nello shock metal di “I Luv Ugly” e nelle sonorità pompate e gotiche di “Happy New Fear”. Quindi, tutto sommato, arriviamo alla fine del’ascolto avendo goduto di alcune parti. Per carità, i difetti rimangono: sopra tutti il fatto che l’album è pressocchè uguale al predecessore; ma, come dicevamo, alcuni ritornelli, alcune strofe, alcune atmosfere si mostrano comunque in grado di colpire nel segno. E di far sopravvivere una band assurda come questa per una ventina d’anni, ormai. Che grande mistero che è il rock’n’roll… Inspiegabile, ma grande.