LORDS OF BLACK – Mechanics Of Predacity

Pubblicato il 02/04/2024 da
voto
7.5
  • Band: LORDS OF BLACK
  • Durata: 00:59:44
  • Disponibile dal: 15/03/2024
  • Etichetta:
  • Frontiers

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Archiviata la doppia release di “Alchemy Of Souls”, Tony Hernando, chitarrista e fondatore dei Lords Of Black, riparte con un nuovo concept, incentrato non tanto su una storia, quanto su una tematica più generale, l’idea cioè che l’umanità, sin dai suoi albori, sia in qualche modo sempre stata caratterizzata da un continuo conflitto tra predatori e prede, tra oppressori e oppressi. Il risultato è un album che, per contro, finisce per essere un po’ troppo eterogeneo, alla ricerca di come questo tema di fondo si concretizzi, poi, di fatto, in situazioni e contesti diversi e come da questi scaturiscano anche sentimenti ed emozioni differenti.
Il disco in effetti parte con un paio di brani decisamente potenti (dove si mette in evidenza l’ottima sezione ritmica, composta da Jo Nunez alla batteria e da Dani Criado al basso), caratterizzati da riff priestiani e anche un po’ dark nelle atmosfere, ovvero “For What Is Owed To Us” e “Let The Nightmare Come”. Per la verità, l’opener comincia con un’intro acustica e, curiosamente, presenta caratteristiche del tutto analoghe anche la terza traccia, “I Want The Darkness To Stop”, però quest’ultima, a differenza della prima, opta per ritmi meno veloci e irruenti, andando anzi a sfociare in un ritornello melodico e carico di pathos.
Un brano potente è anche “Let It Burn”, con un inizio che ricorda i Megadeth per poi tornare su riff priestiani, ma diciamo che, a seguire, tendenzialmente, la tracklist tende ad essere meno pesante. “Can We Be Heroes Again” ci ha fatto pensare, tra gli altri, ad influenze dei Queen, “Crown Of Thorns” un po’ ai Rainbow, mentre in “Obsessions Of The Mind” ci sono passaggi con il piano: in buona sostanza, la scaletta, come precisato, dopo un avvio abbastanza potente, presenta canzoni tutto sommato alquanto varie, sia come approccio che come sonorità.
C’è anche una sorta di suite, una lunga traccia suddivisa in tre parti, “A World That’s Departed”, per quanto poi in realtà si tratti di fatto un brano influenzato dai Dream Theater, che prevede un lungo intermezzo con un bellissimo assolo da parte di Hernando.
La maestria alle sei corde da parte del chitarrista non si discute, così come è eccezionale la performance di Romero, un cantante che ormai non ha più bisogno di presentazioni. Non sarebbe stato male a nostro avviso se ci fosse stata un po’ di potenza in più, come nelle tracce iniziali, anche in più momenti del disco, così come notiamo che, per quanto ci siano ottime canzoni, in linea di massima “Mechanics Of Predacity” non rappresenta magari il picco in termini di ispirazione da parte dei Lords Of Black: si tratta comunque di un disco di buon livello, ottimamente suonato ed interpretato, per cui possiamo dire che Hernando e compagni con questo disco non sorprendono, ma si mantengono senz’altro su buoni standard qualitativi.

TRACKLIST

  1. For What Is Owed To Us
  2. Let The Nightmare Come
  3. I Want The Darkness To Stop
  4. Let It Burn
  5. Can We Be Heroes Again
  6. Crown Of Thorns
  7. Obsessions Of The Mind
  8. Build The Silence
  9. A World That's Departed (I. About To Reset; II. Absentia; III. A Final Sense Of Truth)
  10. Born Out Of Time
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