LORNA SHORE – Pain Remains

Pubblicato il 11/10/2022 da
voto
8.5
  • Band: LORNA SHORE
  • Durata: 01:02:15
  • Disponibile dal: 14/10/2022
  • Etichetta:
  • Century Media Records

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Al licenziamento di CJ McCreery, in molti si chiedevano cosa sarebbe rimasto dei Lorna Shore, formazione deathcore vittima di parecchi cambi di formazione ma in crescita costante e ininterrotta. Nei due anni dall’ottimo “Immortal”, le sfighe sono continuate sotto forma di pandemia, tour cancellati e cambio bassista, ma la band di Adam De Micco ha accelerato fino a diventare portabandiera dell’intero movimento deathcore. Dopo aver perso un frontman e un vocalist del livello di Tom Barber, come rimpiazzare l’ottimo sostituto ma pessimo essere umano CJ McCreery? La band punta su Will Ramos, ragazzo minuto con la faccia pulita e la vocina da chipmunk che nonostante i dilatatori metterebbe a proprio agio anche vostra nonna che va a messa tutte le mattine. Microfono in mano, però, questo piccolo Snorky riesce a proporre le vocals più vili, disgustose ed inumane in circolazione, dimostrandosi dal vivo anche un eccellente frontman con l’ugola indistruttibile. La band rilascia l’EP “…And I Return to Nothingness” nel 2021 per cancellare la brutta esperienza McCreery, ma con “To the Hellfire” e soprattutto con il suo devastante breakdown i LS rompono la barriera e diventano addirittura virali, arrivando a risultati folli e portandosi a casa slot in tour (Bring Me The Horizon, Parkway Drive) e festival (Lollapalooza) letteralmente fuori portata per qualsiasi band estrema.
A questo punto, De Micco, da sempre il leader della formazione, ha due compiti: il primo, fondamentale, è bissare a livello qualitativo i precedenti “Immortal” e “To The Hellfire”, in modo da far da cassa di risonanza all’enorme esposizione mediatica che il gruppo sta ricevendo. Il secondo, apprezzato surplus, è mantenere la stessa formula per tenersi buoni i fan dell’ultimo minuto ma evitando un lavoro del tutto identico ai precedenti.
Nonostante l’immane pressione che il gruppo ha dovuto sperimentare, come è evidente dai cinque estratti pubblicati prima del disco (ormai la normalità per la logica dell’hype), il primo obiettivo è ben centrato: esclusa ogni faciloneria, ammorbidimento e svilimento del proprio sound distintivo, possiamo star sicuri che “Pain Remains” offre la stessa intricatezza compositiva, lo stesso altissimo livello di perizia strumentale, lo stesso indiscutibile estremismo sonoro sorretto e coadiuvato dal fattore distintivo della band del New Jersey, quel lato sinfonico orchestrale che li accomuna a Fleshgod Apocalypse, Cradle Of Filth e Dimmu Borgir. Ed ovviamente sì: ci sono anche le stesse putride ed animalesche nefandezze vocali del ‘poster boy’ Will Ramos.
“Welcome Back, O’ Sleeping Dreamer” apre in maniera bombastica in sette minuti di orchestrazioni e cori con il grandeur tipico del black metal, preparandoci per un disco lungo, musicalmente intenso ed sfidante. I tre singoli “Into The Earth”, “Sun//Eater” e “Cursed To Die” crescono ulteriormente nel contesto del disco, mentre “Soulless Existence” rallenta leggermente nei toni ed offre spiragli epici e melodici. Aspettate “Apotheosis” per uno dei breakdown più riusciti della raccolta, per poi avere in “Wrath” un revival della famosissima “To The Hellfire”.
Come anticipato, “Pain Remains” dura poco più di un’ora, con un terzo del minutaggio dedicato all’ottima trilogia finale, che probabilmente da sola vale il prezzo dell’acquisto. Si tratta un mini concept incentrato sulle fasi del dolore e della vulnerabilità, mostrato attraverso una storia d’amore: la prima parte è quella più sperimentale e melodica, che a tratti si avvicina al metalcore moderno e scardina il playbook della band in una traccia densamente emotiva che termina in un cliffhanger da togliere il fiato. “After All I’ve Done, I’ll Disappear” evolve in un disperato assalto deathcore dal finale liberatorio che può essere considerato il vertice creativo del disco. “In A Sea of Fire” chiude infine in maniera gloriosa, riprendendo brevemente la melodia della parte uno in una tempesta furiosa.
Dobbiamo spendere due parole per gli attori principali prima di chiudere. In un album che vive di eccessi, le parti soliste di De Micco sono sempre la parte più intrigante di ogni canzone, sia dal lato virtuosistico sia da quello emotivo, andando ad aggiungere spessore ad ogni singola traccia e restando costantemente al servizio della canzone. Will Ramos, infine, sebbene sarà bersagliato per il suo look, dimostra di avere a repertorio ogni stile di canto presente nel metal estremo, aggiungendo di suo la rara capacità di mantenere le proprie liriche intelligibili senza utilizzare alcun tipo di melodia, a beneficio non solo dei ritornelli. Un vero e proprio asso.
“Pain Remains” è quello che tutti aspettavano, dunque, una conferma della potenza e delle capacità compositive dei Lorna Shore che con la ‘The Pain Trilogy’ raggiungono quell’audacia e quella grandezza sinora inespresse. Coloro che non sono mai rimasti impressionati dal deathcore possono iniziare da qui, visto che abbiamo tra le mani un disco destinato ad ispirare una nuova ondata di genere e che potenzialmente sarà ricordato negli anni come una pietra miliare.

TRACKLIST

  1. Welcome Back, O’ Sleeping Dreamer
  2. Into The Earth
  3. Sun//Eater
  4. Cursed To Die
  5. Soulless Existence
  6. Apotheosis
  7. Wrath
  8. Pain Remains I: Dancing Like Flames
  9. Pain Remains II: After All I’ve Done, I’ll Disappear
  10. Pain Remains III: In A Sea of Fire
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