6.5
- Band: LOST REFLECTION
- Durata: 00:43:18
- Disponibile dal: 16/05/2014
- Etichetta:
- SG Records
- Distributore: Andromeda
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Immaginiamo un secondo una macchina fotografica che inquadri un bel paesaggio, con le lenti però non a fuoco. Poi, immaginiamo di ruotare la manica dell’obbiettivo, e di vedere conseguentemente l’immagine formarsi davanti ai nostri occhi. Quello che è appena successo è un buon parallelismo per descrivere quanto accaduto al songwriting dei Lost Reflection di Fabrizio Fulco con questo “Scarecrowd”. Presentatisi nel 2011 sul mercato tricolore con lo scialbo “Florida”, che recensimmo non benissimo su queste stesse pagine, i Lost Reflection attuali non diventano la più geniale delle band hard rock o il nostro gruppo preferito, ma riescono a confezionare un album più inquadrato e di maggior spessore, che in definitiva ci convince molto di più e ci fa alzare l’asticella del voto di una mezza tacca, passando sopra la linea rossa della sufficienza. L’influenza dell’ormai meno recente viaggio negli USA del principale compositore Fulco è ora meno marcata, e la mera riproposizione delle sonorità stradaiole delle coste statunitensi è ora marcatamente meno invasiva, lasciando spazio ad una maggior espressività sui frangenti più maligni alla Alice Cooper e riempiendo il vuoto compositivo precedente con input provenienti dalla ricca scena hard rock scandinava. Con un che di Crazy Lixx e Hardcore Superstar, con qualche sfumatura più scura e occhieggiante al gothic o all’horror metal dei The 69 Eyes o del già citato Cooper, i Lost Reflection guardano alle loro qualità con maggior riguardo, e abbandonano in parte l’approccio grezzo e scaccione che tanto indeboliva la bontà della loro proposta in “Florida”. A questo punto, non ci troviamo più al cospetto di un disco mediocre con qualche punta interessante, ma piuttosto al cospetto di un disco interessante, con qualche episodio mediocre, il che è di sicuro un bel cambiamento in meglio. “The Enemy U Know” ci colpisce infatti come opener, e notiamo subito una differenza rispetto al debutto, con una ritmica dinamica e tirata ad accompagnare la voce decadente e malvagia di Fulco. Il ritornello è fin da subito memorizzabile e specchio di una maggiore attenzione alla linea melodica, non a discapito della potenza generale. “Never Enough” si ammanta di un più accessibile glam, ma non abbandona il retrogusto un po’ gigione dell’interpretazione vocale di Fulco, che comunque ci diverte. Troviamo inoltre gradevoli anche altri pezzi, ed in particolare l’hard di “No One”, con il cowbell iniziale alla Aerosmith/Guns, ci diverte, così come la scanzonata atmosfera quasi bluesy di “Rock’N’Roll Nation”. Pollice verso invece per la title-track “Scarecrowd”, canzone lunga e a tratti noiosa, che decolla solo in prossimità del virulento ritornello, il quale ci raggiunge però solo dopo tre minuti, e a seguito di un bridge mediocre. A ben vedere il difetto più grosso che troviamo qui è forse rappresentato proprio da questi evitabili passaggi a vuoto, che qua e là spezzettano l’ascolto senza però comprometterlo del tutto.Che dire? Siamo felici di rivedere un giudizio in meglio, e i Lost Reflection la promozione sul campo stavolta se la sono meritata.