7.0
- Band: LOUDBLAST
- Durata: 0043:40
- Disponibile dal: 25/10/2024
- Etichetta:
- Listenable Records
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Il prossimo anno i Loudblast spegneranno quaranta candeline, traguardo invidiabile per una delle realtà più ferree nel panorama death francese. Tale longevità fa rima con eclettismo e raffinatezza: il death metal proposto dal combo transalpino ha sempre avuto punte sinuose, ricercate, confacenti ad una versione blackened dello stesso più oscura, alternando sapientemente passaggi cavernosi e stentorei a sottili stacchi più armonici e volubili.
Una formula stillata nel 1985 e sfociata nel “Sublime Dementia” di metà anni Novanta (‘sublime’, a nostro parere, in tutti sensi), rimarcando così l’intento del mastermind Stéphane Buriez di andare oltre le storiche fondamenta del genere. Un modus operandi non semplice da catalogare, talvolta intricato in sede di ascolto ma che non è mai cambiato di una virgola, a testimonianza della volontà dello stesso di Buriez di voler comunque distinguersi.
Caratteristiche rintracciabili e manifeste anche nel qui presente “Altering Fates And Destinies”, nono album dei Loudblast, concepito personalmente dal chitarrista e cantante della band francese, scritto in un periodo particolare della sua vita da musicista: lasciata Parigi in favore della campagna circostante, di punto in bianco si è ritrovato isolato e costretto alla forzata chiusura tra le mura amiche a causa dell’esplosione pandemica. Da qui, come avvenuto anche per altri artisti, la necessità di trovare libero sfogo nella creatività, nella realizzazione di nuova musica.
Anticipando quindi le celebrazioni quarantennali del 2025, Buriez ha steso una sorta di compendio della sua originale creatura, cercando di raccogliere in quaranta minuti le diverse sfaccettature del metal targato Loudblast: e non è un caso che l’opener del nuovo disco richiami “From Beyond”, contenuta nel debutto targato “Sensorial Treatment”, allineando la furia primordiale, già permeata di una ricercatezza di fondo, con la maturità odierna, dimostrando come la strada del gruppo d’oltralpe non abbia mai avuto sbandamenti clamorosi e abbia seguito invece invece una linea d’intenti ben definita.
Un progetto in cui le variabili hanno regnato sin dagli albori, trovando oggi ulteriore conferma: da “Putrid Age Of Decay” a “Miserable Failure”, passando per la misteriosa “Crystal Skin”, dalla corale “He Who Slumbers” alla più classica “Dark Allegiance”, le trasformazioni ritmiche e, in generale, dell’arrangiamento di ogni singolo brano si susseguono senza sosta, risultando in qualche caso stucchevoli, ma tuttavia coerenti con il lavoro imbastito.
Di fatto, come accennato all’inizio, se vogliamo trovare un difetto, che ha effettivamente marcato i Loudblast, in primis il suo mentore, durante l’intero corso della loro carriera, esso sta proprio in questa perseverante ricerca dell’andare ‘oltre’, rischiando di perdere il bandolo della matassa o, per paradosso, di essere troppo similare nel rispettare certi canoni di varietà.
Una scelta personalissima che ha comunque premiato il combo francese nel raggiungere un’età artistica di assoluto rispetto e spessore.