6.5
- Band: LOUDBLAST
- Durata: 00:47:26
- Disponibile dal: 28/04/2014
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Sebbene si tratti del settimo disco per i francesi Loudblast, attivi da quasi trent’anni, “Burial Ground” rappresenta l’esordio della band su Listenable: l’effetto più evidente e percepibile si colloca a livello di produzione, decisamente buona. La musica proposta nell’opera è il tipo di death metal che punta sulla melodia, non come “mezzo di convincimento” quanto come mezzo rappresentativo di atmosfere del tutto in tono con l’ambiente musicale creato (si parla di “Inferno & Vizio”, intesi?), facendola emergere tramite momenti di metallo classico, momenti “thrashoni” (che pure ci stanno!) e articolate parti riflessive, con l’apporto di rari ma apprezzabili istanti di rumorismo: dovendo in poche parole tratteggiare l’insieme di canzoni di “Burial Ground”, diremmo che è “compatto e ordinato”, dal momento che le prime sette tracce possono intendersi come altrettante possibili “combinazioni lineari” tra le idee poste negli ultimi due brani, i più rimarchevoli tra tutti: “The Void” è tormentato da un’anima più crepuscolare e arricchito da belle parti corali, mentre”The Path” si avvale di un concetto più libero e cerebrale d’aggressione. La struttura dei brani è lineare, diretta e ravvisa una tendenza costante, ovvero l’alternanza tra momenti aggressivi e altri dal passo più lento: se i primi si esplicano principalmente in velocità, i secondi tendono ad avere un sembiante bifronte, dal momento che possono suonare “liquidi”, oppure carichi di groove come “Ascending Straight In Circle” e “I Reach The Sun”, che ci rammentano frammenti di sound novantiano. A tale aspetto, però, pare limitarsi la varietà strutturale dell’album, che – seppur piacevole nel breve periodo – tende un po’ ad alienare dall’ascolto per via di una basica ripetitività, parzialmente bilanciata dalla gestione dei cambi di tempo, nonostante il lavoro della batteria risulti – di quando in quando – un poco piatto. La natura di questo disco, in conclusione, sembra quella di contrapporre aspetti positivi (come il tiro delle melodie e il bel lavoro chitarristico, non solo per quanto riguarda il mero aspetto del riff) e altri meno entusiasmanti, come le “zavorre” testé descritte; quindi consigliamo questo lavoro a tutti coloro che apprezzano i Loudblast e, più in generale, una concezione di metallo estremo non scevra da aspetti più catchy. PS.: decisamente trascurabile la bonus track, che sa tanto di scarto semiconvincente.