6.0
- Band: LOUDNESS
- Durata: 01:07:37
- Disponibile dal: /10/2005
- Etichetta:
- Drakkar Records
- Distributore: Audioglobe
Un altro tassello si aggiunge al grande mosaico della discografia deiLoudness che, nel 2006, festeggeranno il venticinquesimo anno diattività. “Racing”, infatti, è il ventesimo album dei veteranigiapponesi, il quinto dalla reunion del 2000, che sanciva il rientrodel cantante Minoru Niihara, che aveva prestato la sua voce ai Loudnessfin dal lontano 1981. Con questa nuova fatica il quartetto nipponicosottolinea ancora una volta la propria volontà di continuare arinnovarsi, senza dare vita a una operazione nostalgica, volta solo arievocare il sound del passato. Il risultato è un album spiazzante,estremamente pesante, che senza alcun dubbio lascerà perplessi moltifan. Il sound dei Loudness si estremizza ulteriormente, con una decisasterzata verso sonorità moderne fatte di chitarre sature e ribassate,su cui svetta l’ugola graffiante di Minoru Niihara. Allo stesso modo lecomposizioni si fanno più ardite, con l’innesto di soluzioni che non ciaspetterebbe certo da una band come i Loudness. In questo modo, afianco di brani ancora nei confini del tradizionale heavy/speed metal(pur con un sound molto moderno) come “Live For The Moment”, “SpeedManiac” e “Tomorrow Is Not Promised”, troviamo episodi come lacattivissima “Exultation”, con tanto di voce filtrata, “Lunatic”, doveaddirittura si percepiscono echi dei Nevermore, e “Crazy Samurai”, chepaga il suo tributo a un certo metalcore. Il risultato finale nonsarebbe neanche disprezzabile, superato lo shock iniziale, se non fosseper un difetto macroscopico che affossa inesorabilmente il giudiziofinale: “Racing” soffre di un’eccessiva pesantezza che sfiniscel’ascoltatore. Il primo ostacolo è la durata eccessiva dell’album che,con i suoi sessantasette minuti, finisce per essere punteggiato dabrani mediocri, inseriti quasi come riempitivo, che trascinanol’ascolto fino ai limiti della sopportazione. A questo si aggiunge ilsound monolitico e privo di sfumature delle composizioni: ogni brano èuna sfuriata rabbiosa, un assalto sonoro senza pause, con Niihara asoffiare e urlare come un gatto impazzito e Akira Takasaki a macinareriff su riff, senza preoccuparsi troppo delle melodie. Un mezzo passofalso, dunque, per la band giapponese, che confeziona un albuminteressante solo per i fan accaniti del gruppo, che non vorranno certoperdere la nuova uscita dei loro beniamini. Tutti gli altri, invece,possono indirizzare ad altro la loro attenzione.