9.0
- Band: LOUDNESS
- Durata: 00:41:35
- Disponibile dal: 21/01/1985
- Etichetta:
- Nippon Columbia
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Per molti “Thunder In The East” non è il migliore tra gli album dei Loudness, ma non c’è alcun dubbio sul fatto che sia il più iconico: il titolo che rimanda alla loro terra natale, il Sol Levante in bella evidenza sulla copertina, le loro hit più famose. E’ vero che “Disillusion” fu il primo disco a ‘fare il botto’, ma a livello internazionale ciò avvenne solo dopo che i testi furono tradotti in inglese (stiamo sempre parlando di quasi quarant’anni fa…) e per questo motivo “Thunder In The East”, quinto full-length, fu per molti il primo, vero successo della band giapponese. Per ottenere fama, soprattutto negli Stati Uniti, la band di Osaka dovette però scendere ad alcuni compromessi: il suono di questo lavoro è sicuramente più ‘americanizzato’ rispetto a quanto fatto in precedenza, più glam (lo è anche il look) e meno heavy, andando ad assecondare i gusti occidentali di quel periodo; e questa tendenza, che sarà ancora più accentuata nei dischi successivi, in futuro, costerà alla band una perdita di originalità e, di conseguenza, anche di pubblico. Ma rimanendo a “Thunder In The East”, bisogna ammettere che, se non si conosce la storia precedente dei nipponici, il livello è di assoluta eccellenza, con brani anthemici che restano impressi fin dal primo ascolto come “Crazy Nights”, la loro canzone più famosa e vero e proprio inno delle notti selvagge, con un ritornello in pieno stile anni ’80, oppure “Run For Your Life”, molto Van Halen dal punto di vista chitarristico. Ed è proprio la sei corde di Akira Takasaki il grande protagonista di gran parte del disco: si pensi all’assolo di “Like Hell”, al bellissimo arpeggio di “Heavy Chains”, ai riff che scorrono in abbondanza e che gli hanno permesso di guadagnare meritati paragoni con i più quotati colleghi d’oltreoceano. Anche la prova di Minoru Niihara alla voce è notevole, con il suo accento non propriamente ortodosso che, si dice, qualche tempo dopo gli sarebbe costato il posto a favore di un cantante americano, Michael Vescera, per poi essere ripescato nel 2001. Ovviamente, non può mancare la ballad a chiudere il disco: “Never Change Your Mind”, il classico pezzo da accendini accesi che a quell’epoca era necessario avere in ogni disco metal.
Come già accennato, i paragoni che si possono fare sono tutti con band americane o inglesi allora in voga, dai Kiss all’Ozzy solista, fino agli Whitesnake, e probabilmente ciò fece perdere ai Loudness una parte del patrimonio personale che li rendeva unici, ma “Thunder In The East” fu un’uscita talmente importante da essere ancora adesso ricordato come una delle opere heavy metal più grandi di sempre, nonché il trampolino di lancio per la prima formazione giapponese a firmare per un’etichetta occidentale.