6.5
- Band: LUCIFER'S CHILD
- Durata: 00:44:23
- Disponibile dal: 09/11/2018
- Etichetta:
- Agonia Records
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La carriera dei Lucifer’s Child, band guidata dal chitarrista dei Rotting Christ George Emmanuel, prosegue all’insegna della medesima commistione tra Grecia e Norvegia sperimentata sull’esordio “The Wiccan”. Un suono avvolgente e spigoloso, volutamente ripetitivo, in cui le atmosfere occulte tipiche di certo black metal mediterraneo si incontrano/scontrano con le suggestioni industrial di gente come Thorns, Satyricon (periodo “Rebel Extravaganza”) e Khold, per un risultato complessivo che, a dispetto di una veste grafica tradizionale e dei nomi coinvolti, non lesina affatto in freddezza e modernità. Anzi, a fronte di questa nuova raccolta di brani, si può dire che il progetto abbia preso una piega ancora più stridente e robotica rispetto al 2015, limando quei tappeti di tastiere che conferivano emotività alla proposta e calcando la mano su un senso di alienazione ben sottolineato dallo screaming (filtrato) di Marios Dupont. L’amalgama si conferma quindi interessante, anche solo per il fatto di rivisitare soluzioni non particolarmente in vista oggigiorno, ma – proprio come tre anni fa – manca di continuità, venendo traslato in composizioni ora efficaci e messe a fuoco, ora macchinose e ridondanti, durante le quali il gruppo sembra infilarsi in un vicolo cieco. Un episodio come “Fall of the Rebel Angels”, ad esempio, con le sue contorsioni e il suo andamento monolitico, ricorda più un mattone difficile da digerire che una cavalcata post-apocalittica, mentre di contro le stratificazioni ritmiche di “Through Fire We Burn” o i cori della conclusiva “Siste Farvel” non faticano a brillare e a catturare l’attenzione, dimostrando con poche, accorte pennellate che il traguardo per una maggiore riconoscenza continua ad essere alla portata del quartetto. Noi ci speriamo.
