7.0
- Band: LUNOCODE
- Durata: 00:57:20
- Disponibile dal: 10/01/2012
- Distributore: Spider Rock Promotion
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Curiosamente, il primo paragone che ci viene in mente ascoltando “Celestial Harmonies”, secondo lavoro in studio degli umbri Lunocode, è con il viaggio spaziale. Infatti, eccettuata la forte botta adrenalinica che la roboante e eccitante partenza del razzo verso lo spazio trasmette alle nostre menti, possiamo immaginarci i momenti della vita dell’astronauta in orbita come molto meditativi. Spazi inimmaginabilmente grandi, un silenzio frastornante: in pratica il mistero stesso dell’esistenza posto davanti a lui che, piccolo nella sua navicella, non può che rendersi conto del suo ruolo di semplice spettatore della grandezza cosmica. Ed è qui che ci piace immaginarci di stare ascoltando le cinque tracce di “Celestial Harmonies”, posti davanti all’enigmatico e cupo mistero dello spazio. Una sorta di ‘grandeur’, quindi, di cui una minima parte viene osservata e dipinta dalle piccole mani dell’osservatore (la band stessa) ed intrappolata nei solchi di un disco. Il paragone appena fatto ci sembra poi ancora più azzeccato, considerata l’attinenza a livello lirico che il momento più importante dell’album, la lunghissima suite “The Origin Of Matter And Mind”, ha proprio con il significato di scoperta e superamento del limite umano che da sempre accompagna il viaggio nello spazio. Supportati da scelte musicali spesso liquide ed eteree, meditative in un certo qual senso, e da un bellissimo booklet riempito di immagini astratte e surreali, i Lunocode mettono in scena davanti a noi proprio le suggestioni prima descritte, grazie ad un progressive che mischia rock e metal e che con le sue soluzioni ad ampio respiro crea proprio il mood esatto per importanti riflessioni. Il power metal mostrato nell’EP di esordio “Last Day Of The Earth” appare quanto mai lontano, soppiantato appunto da questo metal progressivo che sconfina spesso nel rock di classe, e che tende a rapirci, piuttosto che a colpirci con la sua energia. Il fraseggio sovente arpeggiato e le soluzioni acustiche soppiantano le ritmiche più dure (presenti però nella iniziale “Sin Cara”), la velocità scende di qualche marci, e l’assolo vibrante e tecnico prende il posto delle solite scale veloci da shredder ultratecnico (ascoltare il solo conclusivo di Olaf Thorsen in “Indifference” per averne un esempio…). Tutti questi elementi ci presentano una album di buona fattura e ampio respiro, che farà la gioia di chi ama le sonorità dilatate di alcuni momenti del progetto Ayreon o che ai Dream Theater più moderni di “Systematic Chaos” preferisce quelli del più meditativo “Octavarium”. Per contro, è nostro dovere segnalare una consistente perdita di potenza e di coinvolgimento al primo ascolto, cosa che sicuramente allontanerà i fan del power alla Stratovarius, ma non possiamo che riconoscere che questa nuova, ariosa, veste stia a pennello alla band; a maggior ragione ora che il microfono giace nelle mani di Daphne Romano, pulzella dalla voce dotata effettivamente di poco impatto ma di un’alta espressività. A nostro parere, i Lunocode ora rappresentano una di quelle band che non puntano a colpire l’ascoltatore con soluzioni rodate ed efficaci, ma piuttosto a percorrere una strada più lunga e tortuosa che favorisce una maggior ricerca di un sound più personale. Il risultato è più che soddisfacente, ma siam altresì sicuri che in molti potranno trovare l’album spompato e, volendo, anche noioso. Se non è il mordente che cercate in un album progressive, invece, questo “Celestial Harmonies” accompagnerà molte delle vostre notti… L’album è autoprodotto, distribuito da Spider Rock Promotion, ed è disponibile nei maggiori formati digitali, nonchè dal sito web della band.