8.0
- Band: LVCIFYRE
- Durata: 00:43:33
- Disponibile dal: 10/09/2021
- Etichetta:
- Norma Evangelium Diaboli
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Con i piedi sempre ben piantati negli inferi, i Lvcifyre ritornano con un nuovo album a circa due anni e mezzo di distanza dall’apprezzato EP “Sacrament”. “The Broken Seal” è stato registrato presso gli SPVN Studios di Milano e viene pubblicato nel territorio europeo dalla Norma Evangelium Diaboli, etichetta non a caso nota per il carattere luciferino della propria scuderia. Progetto da sempre piuttosto complesso e che necessita di ascolti attenti, con questo terzo full-length il gruppo di base a Londra imprime un sostanziale cambio di passo verso la propria definitiva consacrazione artistica, rivelando nuovamente indiscusse abilità nel pescare tematiche dal tipico modus operandi black metal per dilatare e trascendere quel death metal da sempre alle fondamenta del suo sound.
La band cerca di eludere i confronti più diretti con padrini come Immolation o Morbid Angel, riprendendone sì l’estetica e l’idea di wall of sound, ma trasponendola in un viaggio su acque più torbide, dove la melodia fiorisce dalla distorsione e dove il riff di chitarra sa anche come stridere ipnotico, lasciando certe arie abissali libere di imperversare. Un capitolo per certi versi più riflessivo rispetto ai belluini episodi precedenti, nel quale i Lvcifyre, da bravi death metaller legati alla vecchia scuola, non perdono mai di vista una apprezzabile compattezza di fondo, riuscendo tuttavia al tempo stesso a mettere al centro della proposta la capacità di incorporare sfumature atmosferiche e dei mantra che catturano i musicisti in uno stato di estasi. Una tracklist che per toni e propositi vede spesso il gruppo a cavallo fra death e black metal, fra riff capaci di colpire al cuore con una vitalità che stupisce e momenti di sospensione e ripetitività statica. Per poco più di quaranta minuti, i Lvcifyre conducono l’ascoltatore in un trip doloroso in una realtà tenebrosa che corrode e dilania e alla quale è difficile adattarsi. Dalle tracce emerge più che mai un talento irrequieto e uno sguardo trasversale sulla musica estrema che hanno il grande merito di non lasciare indifferenti.
Dopo “Abyss of Wrathful Deities” dei Grave Miasma, la capitale britannica fa il bis con un disco da ascoltare più volte, in spezzoni separati o tutto insieme, per apprezzarne appieno l’ispirata vena che va a rinvigorire una discografia scarna, ma di decisa qualità.