
7.5
- Band: LYCUS
- Durata: 00:41:50
- Disponibile dal: 09/07/2013
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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La 20 Buck Spin è una piccola label di Washington che pubblica poca roba ma estremamente valida e che ormai da parecchio tempo non sbaglia un colpo. Non fanno eccezione questi Lycus, eccellente quartetto proveniente da quella inesauribile fucina di musica estrema e malata che è Oakland. I Nostri si erano già segnalati all’attenzione degli addetti ai lavori grazie ad un fenomenale demo uscito un paio di anni or sono, che li vedeva alle prese con un funeral doom piuttosto personale ed efficace. Ora questo “Tempest” non fa che confermare quanto di buono già fatto in passato: solamente tre i brani qui presenti, sebbene dalla durata decisamente importante. La band nasce nel 2008 per volontà di Jackson e di Trevor Deschryver, quest’ultimo drummer di indubbio gusto che ha fatto parte anche dei grandiosi Deafheaven. Al duo si sono aggiunti nel corso degli anni Daniel e Dylan Burton, andando così a completare una line up solidissima. Nonostante nella proposta dei Lycus siano riscontrabili scorie mutuate da Evoken ed Asunder, la loro musica rimane estremamente personale e dotata di spunti notevolissimi, soprattutto se consideriamo che la componente funeral non viene mai meno lungo tutti i quaranta minuti abbondanti del platter. Si inizia subito alla grande con “Coma Burn”, che ha tutte le stimmate del doom funereo, ad iniziare da un riffing canonico che riesce a catturare l’attenzione grazie al suo incedere stentoreo e solenne; appena iniziano le parti cantate però, il tutto si appesantisce ulteriormente, andando a parare verso territori doom death incompromissori. Belli anche gli alleggerimenti posti qua e là lungo il brano, utili sia a contrastare l’eccessiva pesantezza, sia per creare atmosfere morbose ed inquietanti. La successiva “Engravings” è un funeral doom death con le chitarre accordate bassissime, dove viene alla luce tutta la bravura di Deschryver dietro le pelli, il quale non si limita a tirare tre colpi al minuto alla cassa, ma è autore di una performance molto fantasiosa e composita. Nel veloce break centrale vengono a galla anche atmosfere gelide e black che troveranno pieno compimento nella conclusiva e lunghissima title track. Il brano è tutto da gustare ed alterna con costrutto dark, funeral, death, black, chiudendosi con una lunga coda strumentale di matrice ambient drone curata dai terroristi sonori Kevin Gan Yuen e Andy Way, degli abominevoli Sutek Hexen (una delle band concettualmente più estreme mai esistite). Bravi quindi questi Lycus, che vanno a prendersi da subito un posto di rilievo all’interno della scena funeral. Sentiremo ancora parlare di loro.