7.5
- Band: LYNYRD SKYNYRD
- Durata: 00:53:32
- Disponibile dal: 21/08/2012
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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L’Araba Fenice è l’uccello mitologico noto perché ogni volta che muore rinasce dalle proprie ceneri. I Lynyrd Skynyrd, proprio come questo animale leggendario, quando pubblicano un nuovo disco risorgono nonostante tutte le avversità che hanno contraddistinto la loro lunga carriera. A tre anni dal precedente “Gods & Guns”, la band di Jacksonville dà alle stampe il nuovo “Last Of A Dyin’ Breed”. La formula è la solita, vincente combinazione di tutti gli ingredienti che hanno reso unico il sound di questi ribelli, ovvero blues, tanta melodia, la forza del rock suonato da musicisti che questa musica ce l’hanno nel cuore. Il disco si apre con la title track, un travolgente brano rock melodico ed incalzante, dove le tastiere e la calda voce di Johnny Van Zant fanno da padrone. La successiva “One Day At A Time” sterza su lidi blueseggianti tipici della musica all’insegna della bandiera confederata. Gran parte del successo del disco lo si deve anche alle ballad contenute: in particolare “Ready To Fly” arriva dritta al cuore, grazie a linee vocali pregne di sentimento e passione, magistralmente interpretate da un Van Zant inarrivabile. Gary Rossington, unico membro fondatore rimasto, ed i suoi colleghi Rickey Medlocke e Mark Matejka alle chitarre svolgono egregiamente il loro lavoro, anche se complessivamente non riescono a ricreare il poderoso muro sonoro tipico dei loro concerti. Rispetto al precedente lavoro, “Last Of A Dyin’ Breed” contiene brani più raffinati (“Mississippi Blood”, “Honey Hole”) ma altrettanto d’impatto. Con la pesante e quadrata “Low Down Dirty”, i Lynyrd Skynyrd si congedano e scrivono la parola fine su un altro disco ispirato, appassionante e coinvolgente in ogni sua singola nota. Ancora una volta non si può che rimanere piacevolmente soddisfatti dall’ottimo stato di salute di una formazione che ha ancora tanta voglia di stregare con la sua musica. Gli amanti del rock tradizionale, così come gli appassionati delle nuove generazioni, non dovrebbero lasciarsi scappare per nessun motivo un disco come “Last Of A Dyin’ Breed”, da ascoltare tutto d’un fiato dall’inizio alla fine.