6.5
- Band: MACERATION
- Durata: 00:46:00
- Disponibile dal: 25/11/2022
- Etichetta:
- Emanzipation Productions
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Chi ha molta dimestichezza con l’underground death metal dei primi anni Novanta si ricorderà forse della ‘meteora’ Maceration, side-project messo in piedi da un paio di membri dei celebri thrash metaller Invocator attorno al 1990. Dopo un solo album, “A Serenade of Agony”, con il quale provarono a fornire una loro interpretazione del death metal floridiano in voga all’epoca, i danesi sparirono presto dai radar senza lasciare particolari ricordi del loro passaggio.
Oggi, a distanza di ben trent’anni dalla pubblicazione di quel debut album, il gruppo torna insperatamente con una nuova line-up, un contratto con la connazionale Emanzipation Productions e un lotto di brani inediti per un’opera a titolo “It Never Ends…”. Per ricollegarsi il più possibile al lontanissimo esordio discografico, la formazione scandinava ha addirittura deciso di ingaggiare nuovamente Dan Swanö per affidargli il microfono sul disco, proprio come era accaduto su “A Serenade…”. Il noto produttore e musicista svedese – da allora diventato semi-leggendario grazie al suo operato con Edge Of Sanity, Bloodbath, Pan.Thy.Monium e numerosi altri progetti e gruppi – si ritrova così a cantare su un nuovo album death metal, impreziosendo con il suo carisma e il suo inconfondibile timbro un lavoro che sembra fare di tutto per richiamare e omaggiare i cosiddetti vecchi tempi. Va infatti sottolineato come l’elemento più interessante e riconoscibile di “It Never Ends…” sia la performance di Swanö, cantante ancora oggi in grado di fare la differenza con il suo distintivo growling e, in generale, la sua cura per le linee vocali. Per il resto, il secondo full-length dei Maceration si snoda sostanzialmente come il datato debut, presentando tanto mestiere, qualche brano convincente, ma anche degli episodi dozzinali o comunque poco vivaci, nei quali non si va oltre una ordinaria riproposizione di stilemi noti.
La principale differenza tra i due dischi risiede nel taglio stilistico: se “A Serenade…”, come accennato, cercava di rifarsi alla scuola floridiana di primi Death, Obituary e Massacre, questo nuovo capitolo sposta il tiro sulla Scandinavia, incupendo le atmosfere e affidandosi alla classica chitarra ruvida ‘pompata’ dal pedale HM-2. Con Swanö alla voce, alcune di queste trame finiscono quindi per ricordare primi Edge Of Sanity o Bloodbath, anche se ovviamente il songwriting non è quello a cui questi colossi ci hanno abituato nelle loro diverse esperienze. Si parte bene con “Lost in Depravity” ed “Epiphany of the Past”, con bei riff portanti e chorus ben assestati, poi, come detto, si sale sull’altalena, qualitativamente parlando, e la tracklist nel suo complesso finisce per perdere un po’ di mordente. Si resta sempre su livelli dignitosi, ma nel 2022 risulta quasi superfluo sottolineare come la concorrenza in questo campo sia agguerrita proprio come nel 1992: difficile dunque che “It Never Ends…” riesca a imporsi più di tanto, pur tenendo conto di una resa sonora notevole e della presenza (anche se ‘a gettone’) di una vera e propria star del panorama.