6.5
- Band: MACERATION
- Durata: 00:44:00
- Disponibile dal: 31/01/2025
- Etichetta:
- Emanzipation Productions
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A due anni dal ritorno sulle scene con “It Never Ends…”, i danesi Maceration proseguono il loro percorso con un terzo full-length, “Serpent Devourment”. Se il precedente capitolo, quello del ritorno sulle scene a ben trent’anni dal debut, segnava un revival di atmosfere old school death metal con un marcato richiamo alle radici scandinave, questo nuovo lavoro non si discosta da quelle coordinate, mantenendo una solida fedeltà ai canoni del genere senza particolari slanci in termini di stile o innovazione. L’impronta sonora, profondamente legata a modelli come Dismember e Grave, è insomma quella ormai nota, anche se ovviamente il livello qualitativo non è lo stesso dei cosiddetti maestri, ma qualcosa di più affine a quello di oneste realtà underground come Demonical o Revel In Flesh. Non siamo quindi di fronte a un lavoro in grado di spostare chissà che equilibri, ma a un’opera dignitosa, che conferma i Maceration come abili artigiani del death metal tradizionale in chiave scandinava.
La prima grande novità rispetto al disco del 2022 è rappresentata dalla voce: fuori Dan Swanö, figura iconica che aveva dato un contributo determinante al comeback, e dentro Jan Bergmann Jepsen, già presente come cantante live e in alcuni duetti su “It Never Ends…”. Il suo growl rozzo si dimostra all’altezza del compito, incarnando efficacemente lo spirito dei Maceration. Jepsen riesce a portare intensità e aggressività, anche se inevitabilmente manca quel tocco carismatico e nostalgico che Swanö era subito in grado di conferire.
Dal punto di vista musicale, l’album si apre con la giusta energia grazie a una serie di brani ben costruiti, come la title-track – una canzone quasi epica e piuttosto efficace nel ruolo di opener – o “The Den of Misery”, la quale unisce riff granitici e melodie accattivanti seguendo i dettami dei leader. In generale, i primi episodi del disco vantano un dinamismo che qua e là ricorda anche certe produzioni dei Vomitory, soprattutto quando i temi principali si fanno immediati e travolgenti (vedi la potente “A Corrosive Heart Fell Below”).
Purtroppo, questa spinta iniziale tende a scemare nella seconda metà del disco, dove l’ispirazione si fa più intermittente. Brani come “When Torment Befell My Pain”, “Revolt the Tyrant Dream” o “For the End Alone”, presentando poche variazioni, risultano meno incisivi, riproponendo schemi già ampiamente esplorati nei primi pezzi. La tracklist si appiattisce quindi progressivamente, e il senso di déjà vu rischia di penalizzare l’ascolto complessivo, anche se va riconosciuto come la produzione curata dall’amico Swanö presso gli Unisound Studios garantisca puntualmente una resa sonora potente e dettagliata, esaltando i punti di forza del gruppo.
Nel complesso, “Serpent Devourment” si rivela insomma un album discreto, con il quale i Maceration si confermano una band capace di confezionare un prodotto solido e coerente, ma che alla lunga difficilmente riuscirà a emergere in un panorama competitivo e saturo. Un’opera che i completisti del genere probabilmente apprezzeranno sulle prime, ma che potrebbe perdere di fascino nel lungo periodo, nonostante qualche episodio sia indubbiamente ben costruito ed efficace.
