7.5
- Band: MACHINE HEAD
- Durata: 01:18:11
- Disponibile dal: 17/03/2003
- Etichetta:
- Roadrunner Records
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“Hellalive” è solo un live album ma, per quanto ci riguarda, è la miglior pubblicazione dei Machine Head dai tempi di “The More Things Change”. Questa breve introduzione è per far comprendere quanto i loro ultimi lavori non abbiano riscosso l’entusiasmo di chi scrive: troppo prolissi, vergognosamente modaioli e ruffiani, e troppo poco ispirati, specie per chi è memore di quel capolavoro di “Burn My Eyes” e di uno dei concerti più intensi e feroci a cui si abbia mai avuto la possibilità di assistere: quello show in compagnia di Entombed e Misery Loves Co. che i nostri tennero nel lontano 1997 all’Aquatica di Milano. Non ci siamo quindi avvicinati a questo lavoro nel migliore dei modi, ma non potete immaginare con quanto gaudio ci siamo resi conto, col passare dei minuti, che la carica dei nostri, almeno dal vivo, non è andata persa in tutti questi anni: Robb Flynn è un animale da palco di dimensioni spropositate e, nonostante durante il concerto abbia l’insensata necessità di dire ogni due minuti “Oh My God” e una vagonata di frasi senza senso, si dimostra capace di dare ai già qui violentissimi brani un tasso ancora superiore di cattiveria. Dave McClain è poi un batterista semplicemente grandioso, letteralmente sprecato negli ultimi due lavori, ma dotato di un tiro micidiale dal vivo. I suoni danno qui piena giustizia alla sua performance e, insieme al fido Adam Duce al basso e al chitarrista Ahrue Luster (ora uscito dalla band), crea un insormontabile wall of sound che dovrebbe restare sempre il trademark della band di Oakland. Questa immensa carica e ferocia rende addirittura quasi appetibili delle cafonate del calibro di “From This Day” o “Crashing Around You”, brani piuttosto indecenti che in quest’occasione riescono però a farsi ascoltare. A risollevare le sorti del gruppo ci voleva quindi un live album (che consiglio caldamente a tutti i fan della band, vecchi e nuovi!)… si gode nel vero senso della parola nell’ascoltare le versioni dal vivo di “Davidian” e “None But My Own”, e speriamo proprio che il prossimo album dei nostri abbia anche solo un decimo della cattiveria qui espressa… ce ne sarebbe davvero bisogno.