MACHINE HEAD – Unatoned

Pubblicato il 29/04/2025 da
voto
6.0
  • Band: MACHINE HEAD
  • Durata: 00:41:02
  • Disponibile dal: 25/04/2025
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast

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È sempre più evidente come i Machine Head siano soggetti alle dirette indicazioni dell’unico volubile leader Robb Flynn. Dopo l’abbandono dell’ultimo membro storico Adam Duce (basso) e dei membri di lunga data Phil Demmel (chitarra) e Dave McClain (batteria), artefici della ‘resurrezione’ post-“Supercharger”, c’è praticamente solo il tirapiedi Jared MacEachern a seguire il leader supremo dal 2013. Anche il chitarrista Wacław “Vogg” Kiełtyka (2019–2023) ha preferito abbandonare la nave per proseguire full time coi Decapitated, lasciando il posto a un Reece Scruggs (Havok) che pare essere l’ennesimo mercenario con libertà e contributi estremamente limitati.
L’assenza di democrazia è il minore dei problemi per i sostenitori: il tirannico Flynn infatti si è reso più volte bersaglio facile negli anni, grazie a numerose dichiarazioni fortemente progressiste da molti considerate opportunistiche, a sparate contro gli stessi fan che hanno contestato le svolte stilistiche, arrivando poi a contraddizioni vere e proprie, come dichiarare che i MH non avrebbero mai più suonato ai festival, per poi tornare nei cartelloni un po’ ovunque, o addirittura minacciare di togliere il caposaldo “Davidian” dalle proprie setlist perché inneggia alla violenza, salvo poi mettere in commercio il proprio whisky chiamandolo proprio “Shotgun Blast”… in una bella bottiglia a forma di fucile.
L’undicesimo disco in studio “Unatoned” si configura come l’ennesimo esempio di imprevedibilità artistica del cantante e chitarrista di Oakland: il precedente “Of Kingdom And Crown” è stato il fantomatico ‘colpo alla botte’ dopo il divisivo e modaiolo “Catharsis”, un disco che ristabiliva la formula più estrema, progressiva e propriamente ‘metal’ che ha fatto la fortuna dei MH da “Through the Ashes of Empires”. La copertina di “Unatoned”, di nuovo a cura di Spiros Antoniou dei Septicflesh, insieme all’infantile scelta stilistica di titoli in maiuscolo e con la “O” barrata, sembravano puntare ad un proseguo senza troppi scostamenti, invece il contenuto va senz’ombra di dubbio in un’altra direzione.
A partire dall’insolita sintesi che contraddistingue il minutaggio dei brani (in media sotto i quattro minuti) e dalla tracklist asciutta (dieci brani più una intro e un interludio), è chiaro come l’approccio di “Unatoned” sia molto diverso da tutta la discografia dei MH, rivelandosi caratterizzato da una scrittura molto destrutturata e priva di fronzoli, lontana dalle lunghe ed articolate composizioni di “The Blackening”, ma anche da influenze hardcore e hip hop. Stranamente, in contrapposizione col declino fisiologico delle performance di Robb Flynn negli ultimi anni, “Unatoned” è un disco che punta moltissimo sulle melodie vocali, forte delle backing di MacEachern e del nuovo entrato Reece Scruggs. Una sorta di evoluzione simile agli In Flames di “A Sense Of Purpose”, “Sounds…” e “Battles”, coadiuvata dall’ex Bring Me The Horizon Jordan Fish in cabina di regia (da anni collaboratore molto apprezzato da Flynn, che si affianca a Zack Ohren), portatore di produzione cristallina e moderna, tocchi orchestrali e molteplici strati di armonie vocali molto accessibili. Con queste premesse il disco potrebbe funzionare esclusivamente con grandi livelli d’ispirazione, invece, sfortunatamente, non è questo il caso, forse anche per la scrittura avvenuta in maniera frammentata, avvenuta tra un tour e l’altro.
Ci sono pochi momenti esaltanti: “These Scars Won’t Define Us” è una bella cavalcata stile MH, con strofa molto aggressiva e un ritornello melodico riuscito e coinvolgente, che vede la partecipazione di Anders Fridén (In Flames), Trevor Phipps (Unearth), Cristina Scabbia e Andrea Ferro (Lacuna Coil). “Bleeding Me Dry” è un altro pezzo efficace, lungo e strutturato come la band sa fare. “Scorn”, infine, chiude con l’intensità ed il climax di pezzi storici come “The Burning Red” e “Darkness Within”. Il resto soffre senza dubbio di carenze strutturali, come il riciclo di idee, che va dalla sostanziale somiglianza dei riff all’utilizzo meccanico dei pinch armonics, una scrittura piatta e prevedibile che non diventa insostenibile solo per la brevità del disco, oltre ad un certo declino vocale di Flynn, il quale in molte parti aggressive risulta particolarmente rauco, con segni di usura. Sfortunatamente, la band non riesce nemmeno a sfruttare il playbook di Fish, i cui crescendo orchestrali sembrano non integrarsi in maniera organica con lo stile del gruppo.
Pur non essendo del tutto terribili, spesso le composizioni si spengono in malo modo, come avviene ad “Atomic Revelation” e “Unbound” nel ritornello; a volte contengono degli elementi infantili ed insopportabili, come il clap di “Outsider” e il singalong di “Bonescraper”; spesso sono semplicemente scritte col pilota automatico, come “Addicted To Pain” e “Shard Of Shattered Dreams”.
Non siamo di fronte ad un pasticcio totale, perché “Unatoned” si attiene ad una certa visione dall’inizio alla fine; inoltre, non contiene particolari tonfi compositivi o brani inascoltabili, ma è scritto con ispirazione altalenante e una buona dose di mestiere.
È lecito e doveroso sottolineare la distanza di un disco del genere dai capolavori del gruppo, realizzando come un capitolo di questa portata possa aggrapparsi solo ad una realistica e deludente sufficienza. Non sappiamo se gli ultimi fuochi d’artificio targati Machine Head siano stati quelli del trentennale di “Burn My Eyes” – e non escludiamo certo ulteriori colpi di coda, discograficamente parlando – ma è indubbio che i picchi compositivi di questo “Unatoned” avrebbero potuto costituire, al massimo, solamente un buon EP.

 

TRACKLIST

  1. Landscape of Thorns
  2. Atomic Revelations
  3. Unbound
  4. Outsider
  5. Not Long for This World
  6. These Scars Won't Define Us
  7. Dustmaker
  8. Bonescraper
  9. Addicted to Pain
  10. Bleeding Me Dry
  11. Shards of Shattered Dreams
  12. Scorn
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