6.5
- Band: MAGIC KINGDOM
- Durata: 00:52:09
- Disponibile dal: 10/05/2004
- Etichetta:
- LMP
- Distributore: Self
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Sono passati cinque lunghi anni dal debut “The Arrival” del guitar-hero Dushan Petrossi, da molti indicato come possibile erede di Malmsteen. A parte il fatto che di chitarristi indicati come papabili eredi di Sua Maestà Yngwie ce ne sono stati già a bizzeffe, Petrossi pare suonare proprio come il Sommo Maestro. Oltre a presentare una tecnica ineccepibie ed invidiabile, Dushan sa anche trasmettere emozioni con la sua sei corde – cosa non comune a tutti i musicisti di questo genere – (come nell’assolo di “Another Sun”) e dimostra di curare in modo maniacale sia la parte ritmica del suo strumento che quella solista. Ad accompagnarlo in questa nuova avventura, troviamo una line-up assolutamente all’altezza, forte della presenza del guest-singer Oliver Hartmann (At Vance, Empty Tremor) ad affiancare Max Leclerq. Tra gli episodi considerevoli di particolare attenzione troviamo il misterioso “Barabas”, uno dei pezzi più lenti del disco, in cui spicca l’ottimo lavoro ai cori; molto bella la strumentale “Black Magic Castle”, classica track di power-speed neoclassico intervallata da un mid-tempo dalle incantevoli melodie. Ma la vera perla del disco è la lunga (tredici minuti abbondanti di durata) e conclusiva “Metallic Tragedy” aperta da cori magniloquenti. All’interno di questa mini-suite troviamo una soprano, un baritono, parti cantate in growl, screaming, riff epici e sfuriate black metal; insomma un pezzo che da solo vale l’acquisto del CD. Considerando che anche tutte le altre canzoni si lasciano ascoltare con piacere, “Metallic Tragedy” è un lavoro che sentiamo di consigliare a tutti gli amanti del metal neoclassico.