7.0
- Band: MAGO DE OZ
- Durata: 01:03:25
- Disponibile dal: 10/09/2021
- Etichetta:
- Warner Bros
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Gli ultimi anni in casa Mago De Oz sono stati molto turbolenti e hanno registrato vari cambi di line-up; a partire dall’uscita del frontman Jose Andrea – che scioccò tutti i fan della band spagnola nel lontano 2011 – ed in seguito pian piano di molti altri membri storici tra i quali, solo ultimamente, la coppia di chitarristi Carlos e Frank.
Insomma, ora come ora, della formazione storica (quella che ha prodotto dischi di indiscusso valore come “Finisterra” e la trilogia “Gaia”), resistono solamente il batterista e leader indiscusso Txus ed il suo fido compagno di avventure Carlos Prieto ‘Mohamed’ al violino.
“Bandera Negra” prende vita quindi con molti dubbi ed il desiderio dichiarato dalla stessa band madrilena di tornare a trattare sonorità maggiormente spensierate e dirette, sia per quanto riguarda le musiche che nei testi, seguendo ciò che fu nel 2007 “La Ciudad De Los Arboles”, lavoro che prendeva un po’ le distanze dalle composizioni ricercate e magniloquenti dei dischi precedenti. Ciò si intuisce fin da subito, non tanto dall’opener “Al Abordajel”, dove le note di violino e flauto irrompono con decisione sui ritmi esplosivi di un pezzo che si dilunga per oltre otto minuti tra decisi cambi di atmosfere e che arriva a toccare il suo apice durante un bridge dall’alto tasso emotivo dove le voci di Zeta e Patricia si intrecciano con passione. Sono tracce come “Resacosix En Pandemia”, “No Te Fallaré” e “Tu Madre Es Una Cabra” a mostrare il lato più festaiolo del sound firmato Mago De Oz. Brani dalla breve durata, spinti da elementi folk incisivi e linee vocali facili da canticchiare ma tutte con poca personalità, complice anche la voce di Zeta, al quale manca da sempre un pizzico di carisma. Decisamente meglio le atmosfere massicce e moderne di “El Aplauso Herido”, con riffoni ben presenti, e la melodica “La Dama Del Mar”, dove ancora lo zampino al microfono di Patricia è decisivo. Se l’accoppiata “Guerra Y Paz” – “El Cervezo (El Árbol De La Birra)” fa crollare le quotazioni del disco, colpa di soluzioni fin troppo banali e insipide, le cose ritornano alla normalità grazie ad una ballata da scoscianti applausi come “Quiero Que Apagues Mi Luz”, emozionante pezzo dove pianoforte e strumenti a fiato accompagnano il cantato dolce e raffinato, sicuramente intenso, dei due cantanti della band. Infine la titletrack, compatta, avvolgente e capace di appassionare con ottime e mature aperture melodiche e passaggi strumentali.
“Bandera Negra” ritrova l’impatto maggiormente folk del sound firmato Mago De Oz. Che il gruppo spagnolo sia maestro di queste sonorità è ormai assodato da tempo, ma arrivati a questo punto, che certe soluzioni siano fin troppo ripetute è evidente. Il consiglio è di approcciarsi a questo lavoro con il desiderio di trascorrere sessanta minuti spensierati con una colonna sonora divertente e appassionata. In tal caso questo è il disco giusto!