6.5
- Band: MAJESTY
- Durata: 00:51:33
- Disponibile dal: 20/12/2013
- Etichetta:
- Noiseart Records
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Ammettiamo che “Thunder Rider”, il precedente disco dei Majesty targato 2013, era stato forse un po’ troppo massacrato nella recensione che facemmo ai tempi. Nonostante non torniamo del tutto sui nostri passi (siamo tuttora pronti a sottoscrivere che secondo noi si tratta comunque di un disco assolutamente scontato e derivativo), riconosciamo però che alcuni tra i pezzi più catchy presenti su quell’album hanno finito per tenerci compagnia più a lungo di quanto pensassimo. Alla fine, alcuni anthem metallici e gloriosi presenti su quell’album come “Thunder Rider” o “Warlords Of The Sea”, una volta passata la prima fastidiosa impressione di trovarsi davanti ad un gruppo clone di Manowar e Hammerfall, risultano (almeno per i fan del genere) pur sempre carini e fruibili, e non perdono appeal anche dopo numerosi ascolti. Ora, nel 2014, diversi mesi sono passati sopra quella vagamente severa recensione, e i Majesty tornano un po’ a sorpresa all’assalto con gli ‘stendardi levati’, grazie appunto a questo nuovo “Banners High”. Edito nuovamente dalla austriaca NoiseArt, questo disco non sposta di molto il tiro rispetto l’album precedente; stavolta siamo noi invece a muovere l’asticella del voto, alzandola di quel mezzo punto che pensiamo di avergli sottratto la volta scorsa. Ma quindi? Il disco com’è? Più bello? Più brutto? Beh, diremmo che è esattamente la logica prosecuzione del discorso iniziato con “Thunder Rider”. Si tratta sempre di potente heavy metal classico in stile Manowar che strizza più di una volta l’occhio al power di Helloween e Gamma Ray. Stringendosi sempre attorno alle melodie catchy intonate dalla voce di Tarke ‘Metal Son’ Maghary, ai ritornelloni ultra cantabili e alla concreta sezione ritmica, i Majesty sfornano un’altra volta una serie di metal anthem tanto divertenti quanto però derivativi e scontati, mostrando ancora una volta entrambi i lati della loro medaglia, quello bello e anche quello brutto. Se da un lato la becera tamarrosità di “On A Mountain High” o della title-track divertono subito e si fissano facilmente in testa, dall’altro i continui scopiazzamenti ora al songwriting di Kai Hansen ora alla produzione di DeMaio&Co continuano a non convincerci, facendoci porre più volta la domanda sul perché dovremmo preferire questo disco ad un “Legacy Of Kings” o a un “Kings Of Metal”. A favore del gruppo, e a giustificazione del nostro voto più alto, diciamo che è quanto meno ‘simpatico’ (non ci azzardiamo a dire ‘lodevole’) il tentativo su questo album di coniugare la naturale e spontanea epicità della band con un concept lirico, ovviamente basato su tematiche guerresche che narrano di popoli oppressi che si uniscono sotto un’unica bandiera per marciare insieme, spezzando le catene della schiavitù che li tenevano imprigionati. Certo… fantasia a pacchi, potrete dire; ma tutto sommato troviamo queste tematiche retrò e chiaramente legate all’immaginario heavy degli Anni ’80 sicuramente adatte e ben amalgamate con la già citata attitudine beceramente epica del gruppo. I vari pezzi si alternano con buona fluidità, senza abusare di intro narrate o di corte tracce atmosferiche infilate tra un brano e l’altro: le fucine dei Majesty sono ufficialmente roventi e ruggenti, e solo crudo metallo ne esce, temprato immergendolo in barili di melodia ruffiana e immediata. Alla fine, i Majesty attuali sono un po’ così… impossibile gridare al miracolo, perché arrivano con questi dischi con almeno dieci anni di ritardo, e sicuramente non possono competere con coloro che il genere l’hanno calcato quando ancora aveva un senso farlo; tutto sommato è però ingeneroso negargli una attitudine molto sincera e una facilità di ascolto disarmante, che porta, volenti o nolenti, a trovare in fretta qualche brano preferito, che si riascolta poi numerose volte anche a distanza di mesi. Insomma, se cercate del divertimento a basso costo e a bassa fatica, e chiaramente vi piace il genere citato, fare vostro “Banners High”; non vi arrecherà certo danno. Per gli amanti delle novità, dell’innovazione, del sound ricercato, o semplicemente di generi che con l’heavy classico hanno poco a che spartire… beh, ci siamo capiti. Meglio voltare lo sguardo altrove.