6.5
- Band: MALADIE
- Durata: 01:10:44
- Disponibile dal: 24/11/2023
- Etichetta:
- Apostasy Records
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Certo non si può dire che i Maladie non dimostrino da sempre coraggio ed intraprendenza: ogni loro uscita è a dir poco mastodontica, per durata e contenuti, tanto che è lecito chiedersi come le loro pubblicazioni possano sostenere il ritmo di una cadenza annuale; allo stesso tempo, è encomiabile la scelta dei tedeschi di perseverare, con una determinazione inscalfibile, lungo un percorso personale, con un seguito magari ristretto ma fedele.
Non fa eccezione il nuovo “For We Are The Plague”, che arriva a breve distanza da “Wound Of Gods”: come per la maggior parte degli album precedenti (l’eccezione è rappresentata dal penultimo “The Sick Is Dead – Long Live The Sick”, più snello e diretto), stiamo parlando di un metal estremo assolutamente libero da strutture predefinite ed estremamente contaminato, tanto che si possono incontrare momenti jazz, qualche sprazzo di elettronica, fascinazioni gothic rock, atmosfere da colonna sonora, interludi stralunati.
Insomma, non si fanno mancare niente gli alfieri del ‘plague metal’, in brani lunghi e contorti che non brillano di certo per immediatezza, anche se, da un paio di dischi a questa parte, si nota una fluidità di scrittura maggiore e si respira un’aria meno pesante ed oppressiva, grazie alla scelta di alternare, in maniera più massiccia rispetto al passato, un profondo growling con parti in screaming e qualche voce pulita.
Come pare ovvio, l’abbondanza risulta essere il pregio più grande ma anche un limite, poiché, in un’opera della durata di settanta minuti e così densa, è fisiologico trovare dei picchi e qualche caduta; in particolare, non è semplice assimilare un album in cui un brano è completamente differente da tutti gli altri e non si trova un filo conduttore a livello stilistico. Se, però, ci si arma della necessaria concentrazione, sono molti i momenti che possono regalare soddisfazioni: la malata “The Growing”, con le sue atmosfere fumose create dal sax, l’attacco alla Rammstein di “With One Voice”, le divagazioni new wave di “I Am The Tomb” e, soprattutto, quel delirio infinito di “Ghost Of The Spaceless Voice”, in cui fanno capolino anche i Faith No More.
“For We Are The Plague” non presenta sorprese sostanziali rispetto al già citato “Wound Of Gods”, e forse non è neanche tra gli episodi più entusiasmanti della discografia dei Maladie, ma riesce comunque a difendersi egregiamente proseguendo con testardaggine lungo un cammino impervio.