7.5
- Band: MALAKHIM
- Durata: 00:41:01
- Disponibile dal: 08/01/2021
- Etichetta: Iron Bonehead Prod.
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Quanto tempo occorre per giudicare un disco ed inquadrarne il contenuto? Nel caso di “Theion”, esordio sulla lunga distanza dei Malakhim, una manciata di secondi, il tempo che i primi riff di chitarra emergano dallo sfondo di tenebre e sangue e si propaghino nell’aria circostante, subito seguiti da uno screaming in bilico fra invasamento e lucidità espressiva. Una ricetta semplice, quella del gruppo svedese, lungi dal poter essere definita ‘personale’ o ‘innovativa’, eppure in grado di dar vita ad un flusso sonoro che non lascia indifferenti per la sua capacità di coniugare vecchia e nuova scuola black metal sul filo di una tensione mutevole e febbricitante. D’altronde, parliamo di una formazione in erba soltanto sulla carta, vista l’esperienza accumulata da alcuni suoi membri nello scenario scandinavo degli ultimi trent’anni, e non stupisce che gli otto capitoli della tracklist emanino quella maturità e quella consapevolezza tipiche di chi sa esattamente dove mettere le mani per confezionare qualcosa di meritevole.
Brani che sembrano fare la spola tra il lascito artistico dei Nineties, qui custodito dalla penna di un certo Andreas Nilsson (Naglfar), e le suggestioni cerimoniali promosse solitamente dal catalogo World Terror Committee, per un ibrido che – mantenendo i piedi ben piantati nella tradizione – riesce ad inserirsi senza troppa fatica nel solco scavato dai vari Ascension e Chaos Invocation. L’espressività del guitar work è prevedibilmente il cardine di rotazione e l’asso nella manica di questi quaranta minuti di musica (durata perfetta che consente all’opera di non eccedere nelle reiterazioni o nei barocchismi), e si concretizza in una serie di movimenti ora densi e sibillini, all’interno dei quali è cruciale l’apporto delle varie stratificazioni, ora brutali e decisamente ‘straight to the point’, in grado persino di richiamare le emanazioni slayeriane di un “The Nocturnal Silence”.
Un viaggio bagnato di umori velenosi e melodie a tratti molto epiche (basti sentire l’incipit di “Slither O Serpent”) che pone immediatamente i Nostri come astri nascenti del circuito black/death europeo, in cui cura per i dettagli e predisposizione innata verso certe sonorità diaboliche collidono in un disco davvero pregevole. Il 2021 si apre ufficialmente tra le tenebre.