7.0
- Band: MALEVOLENT CREATION
- Durata: 00:44:31
- Disponibile dal: 02/10/2015
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
Spotify:
Apple Music:
Per la prima volta in carriera i Malevolent Creation hanno lasciato trascorrere ben cinque anni tra un album e l’altro. Risale infatti al 2010 il precedente “Invidious Dominion”, lavoro uscito un po’ in sordina per una Massacre Records che a quel tempo era solita prendere in carico la pubblicazione di diversi lavori di band considerate di seconda fascia nel roster Nuclear Blast. “Dead Man’s Path” arriva invece su Century Media Records, inaugurando un contratto che si spera possa rilanciare almeno un po’ le quotazioni di questi veterani della scena estrema americana. Venendo subito al dunque, si può affermare che per l’occasione Phil Fasciana e compagni abbiano confezionato un’opera solida e gradevole, tutto sommato in linea con quanto da loro rilasciato negli anni Duemila. Come già accaduto negli ultimi due album, si sente un un po’ la mancanza di Rob Barrett – che con il suddetto Fasciana ha per anni formato una coppia di chitarre tanto efferata quanto chirurgica e ispirata – tuttavia ci si sente di affermare che la band se la sia cavata ancora una volta, finendo per comporre un lotto di brani che difficilmente annoierà i cosiddetti die-hard fan. Rispetto ad “Invidious Dominion” questa volta si nota una maggiore ricerca del groove e, in generale, un’attenzione più spiccata per certi saliscendi ritmici: se il disco precedente esaltava al massimo l’immancabile influenza Slayer, con tracce schiette e forsennate, “Dead…” concede più respiro e si affida a strutture maggiormente ponderate. Non a caso, la title track apre il disco con un midtempo particolarmente lugubre per gli standard dei death metaller floridiani, mentre, più in là nell’opera, i break di “Blood of the Fallen” e i toni marziali di “Face Your Fear” riescono a spezzare non poco la classica andatura “fast’n’furious” cara al gruppo, finendo per farsi ricordare dopo una singolo ascolto. A ben vedere, a “Dead…” manca quella hit capace da sola di identificare l’album – vedi una “The Will To Kill”, ad esempio – ma di contro qui probabilmente ognuno potrà trovare un suo pezzo cardine, vista la buona varietà di registri e la qualità media mai scadente. Non è perciò affatto il caso di sottovalutare questa nuova prova marchiata Malevolent Creation: anche se il tempo sta passando inesorabilmente, i cinque di Fort Lauderdale sanno ancora come ottimizzare certi trucchi del mestiere. “Dead Man’s Path” farà scapocciare, e non poco.