7.5
- Band: MALEVOLENT CREATION
- Durata: 00:41:33
- Disponibile dal: 11/11/2002
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Dopo essersi accasati alla Nuclear Blast, una label finalmente all’altezza del loro nome, tornano i Malevolent Creation, band da annoverare tra i cosiddetti prime mover della scena death metal d’oltreoceano e floridiana in particolare. Sono passati molti anni dal loro esordio e, nonostante evidenti cali di ispirazione, la band del chitarrista Phil Fasciana ha sempre dimostrato una coerenza ed una perseveranza invidiabili, cosa che, a dispetto delle varie mode del momento, gli ha permesso di pubblicare continuamente album, di affrontare estenuanti tour e, alla fine, di firmare per una label che gli potesse dare il giusto supporto come appunto la succitata Nuclear Blast. “The Will To Kill”, ottavo full length del quintetto, segna l’ingresso in line up del nuovo cantante Kyle Symons, già all’opera con gli Hate Plow (side project di Fasciana) e già visto in azione lo scorso aprile in occasione del No Mercy Festival. I cambiamenti finiscono però qui perché, musicalmente parlando, lo stile della band è rimasto lo stesso: death metal molto retrò, basato anche su riff thrash d’annata (i maestri Slayer sono chiamati in causa più volte) il tutto, per quest’occasione, valorizzato dalla buona produzione di J.F. Dagenais, chitarrista dei Kataklysm. Il disco, nel complesso, è molto valido e decisamente migliore del suo predecessore “Envenomed”, che era forse eccessivamente monotono e unidirezionale. I brani sono tutti di livello medio-alto ma l’apice si raggiunge con il trittico iniziale: la title track, un brano splendidamente costruito tra furia cieca e break più corposi, la dilaniante “Pillage And Burn” e “All That Remains”, episodio, quest’ultimo, che ha colpito per la pesantissima parte centrale. Un inizio massacrante che porta leggermente a far sfigurare le restanti composizioni, ma che mette davvero subito le cose in chiaro! Tra blast beat, riff thrash e stacchi cadenzati, il disco scorre via molto bene, facendosi segnalare come il miglior lavoro dei Malevolent Creation da alcuni anni a questa parte. Non certo superiore a colossi del calibro di “The Ten Commandaments” o “Retribution”, ma comunque degno di essere acquistato da tutti i death metal maniacs là fuori. Avanti così.