7.0
- Band: MALFORMED
- Durata: 00:35:00
- Disponibile dal: 25/07/2025
- Etichetta:
- Dark Descent
- Extremely Rotten Productions
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Nel fitto sottobosco del death metal europeo, dove ogni mese spunta un nuovo nome deciso a conquistarsi un posto tra i grandi, i finlandesi Malformed si sono fatti notare con pazienza, lasciando che fossero prima gli EP e poi soprattutto il palco a parlare per loro. Dopo un paio di uscite brevi ben accolte nell’ambito underground e un’attività live in costante crescita, la band arriva finalmente al traguardo del debutto su lunga distanza con “Confinement of Flesh”. Un passaggio obbligato ma tutt’altro che scontato, specie per un gruppo giovane che si muove all’interno di un genere tanto codificato quanto spietato nel riconoscere la mediocrità.
L’impressione iniziale, ascoltando il disco, è quella di una formazione che sta ancora cercando il proprio equilibrio tra istinto e metodo, fra il peso delle influenze e il bisogno di dire qualcosa in proprio; un momento delicato, ma spesso anche il più interessante da osservare.
La proposta dei Malformed affonda le radici in un death metal dalle linee affilate, muscolare ma non pachidermico, che generalmente guarda più alla scuola nordamericana che a quella finnica degli anni Novanta. Nessuna palude di toni ribassati o distorsioni fangose à la Rippikoulu o Abhorrence, dunque: “Confinement of Flesh” preferisce invece un approccio più pulito e chirurgico, lasciando spazio a dinamiche agili e a una produzione curata, capace di valorizzare ogni strumento senza sacrificare l’impatto complessivo.
In tal senso, i riferimenti più immediati paiono essere i Gorguts dell’era “Considered Dead”, i Monstrosity dei primi anni Novanta e i Cannibal Corpse nei loro momenti più scattanti, ma, volendo evitare di concentrarsi solo sui riferimenti più tradizionali, si possono scorgere anche tracce dei Blood Red Throne dei primi album e degli Hyperdontia, pur con strutture meno intricate.
Le nove tracce dell’album scorrono con coerenza, mostrando una band che padroneggia già bene le basi del genere, sia in termini compositivi che esecutivi. I brani si mantengono entro durate abbastanza contenute, con riff a volte anche arzigogolati e fraseggi che, pur non sempre originali, denotano un certo gusto per la costruzione e la transizione. “Within the Flesh”, “Depredate the Divine”, “Return of the Plague” e “The Incoming Rapture” si impongono come i momenti più solidi della tracklist, grazie a un buon equilibrio tra aggressività, varietà ritmica, qualche impennata melodica e senso della forma. È in questi episodi che i Malformed sembrano toccare con mano il potenziale che ancora deve essere pienamente espresso.
Certo, non tutto funziona allo stesso livello: alcuni riff suonano un po’ dozzinali, e qua e là sembra mancare quel guizzo in grado di caratterizzare davvero il brano, tipico di chi sta ancora affinando una voce propria. Ma è altrettanto vero che il lavoro, pur con qualche ingenuità, si mantiene mediamente godibile dall’inizio alla fine, segno di una band che ha le idee chiare su dove vuole andare e su come arrivarci.
In definitiva, si può parlare di un debutto solido, coerente e ben suonato, che mostra una formazione ancora in divenire, ma già piuttosto consapevole. Forse i Malformed danno ancora il meglio di sé dal vivo – cosa del resto naturale a questo stadio – ma le basi per crescere ulteriormente sembrano esserci. Un altro tour e un po’ più di chilometraggio potrebbero portarli a un livello superiore. Per ora, promossi con buone prospettive.
