MALOKARPATAN – Krupinské Ohne

Pubblicato il 17/03/2020 da
voto
8.0
  • Band: MALOKARPATAN
  • Durata: 00:48:18
  • Disponibile dal: 20/03/2020
  • Etichetta:
  • Invictus Productions

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Dopo il succoso EP uscito un paio d’anni fa, i Malokarpatan tornano finalmente con un full-length, e lo fanno con un lavoro di alto livello, che porta a maturazione le loro variegate anime. Partiti da lidi black metal, per quanto già ricchi di elementi non necessariamente ortodossi, con questo “Krupinské Ohne” i cinque slovacchi trovano il punto di incontro ideale tra i Bathory dell’era vichinga e i Master’s Hammer, di cui recuperano invece la componente più esoterica e folkloristica, andando molto astutamente a semplificare quanto proposto fino ad oggi. Per raccontarci i misteriosi eventi che presero luogo tre secoli fa nel borgo di Krupina, tra streghe e altri episodi che vi lasciamo scoprire, vengono mantenute le chitarre ribassate distintive, si moltiplica il ricorso alle tastiere e i brani, pur restando su durate corpose, diventano micro-opere con una costruzione abbastanza standardizzata; un avvio sinfonico o atmosferico, variabile tra cadenze bucoliche, classiche o persino da parata di regime,  riff portanti  di pura scuola classic/NWOBHM, due/tre cambi di tempo per traccia e inserti acustici inattesi ma molto convincenti: il risultato complessivo è un lavoro dall’epica potente e trasognata, che riesce però a non annoiare, né cedere al vezzo di passaggi folli inseriti senza troppa logica o connessione. La voce di HV è forse l’unico elemento che ancora connota in termini ‘estremi’ il sound della band, ma in realtà il suo cantato roco si sposa bene con l’afflato anni Ottanta generale; confermando che il passaggio dietro al microfono dell’ex chitarrista è stata sicuramente una scelta vincente, con il ‘nuovo’ ingresso Aldaron decisamente a suo agio a sciorinare melodie e riff. Dicevamo della presenza più massiccia delle tastiere, che alternano il suono di pianoforte e organo a puri synth gelidi, con dinamiche da horror rock o evocazione di sabba; quando questi passaggi, poi, si fondono con le chitarre acustiche dissonanti, la sensazione di ascoltare un’ideale colonna sonora da film del terrore (ovviamente vecchia scuola…) si fa fortissima. In tal senso, citiamo almeno la doppietta costituita da “Na Černém Kuoni Sme Lítali Firmamentem” e “Filipojakubská Noc Na Štangarígelských Skalách”; due brani intrinsecamente legati, apice della matrice occult/psichedelica, in equilibrio tra Simonetti, pura cavalcata heavy e sperimentazione nel giusto dosaggio. Ancora, colpisce la naturalezza con cui si inseriscono passaggi folk/mistici, con l’uso non solo di strumenti acustici ma anche tradizionali, talvolta sostenuti da una batteria praticamente jazz, senza che questo crei la fastidiosa sensazione di un affastellamento forzato, con la barra sempre a dritta verso riff ultra-heavy e quadrati; un risultato doppiamente positivo, che ci ricorda come già i Black Sabbath sapessero mischiare le loro diverse provenienze musicali senza creare minestroni troppo sapidi. Magari non arriviamo a paragoni così eccelsi, ma sicuramente è un lavoro che, specie in un ascolto continuativo, crea atmosfere forti e coinvolgenti.

TRACKLIST

  1. V Brezových Hájech Poblíž Babinej Zjavoval Sa Nám Podsvetný Velmož
  2. Ze Semena Viselcuov Čarovný Koren Povstáva
  3. Na Černém Kuoni Sme Lítali Firmamentem
  4. Filipojakubská Noc Na Štangarígelských Skalách
  5. Krupinské Ohne Poštyrikráte Teho Roku Vzplanuli
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