7.5
- Band: MALTHUSIAN
- Durata: 00:40:33
- Disponibile dal: 28/09/2018
- Etichetta:
- Invictus Productions
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Non possiamo sicuramente annoverare i Malthusian fra le band più facili da comprendere della scena death metal europea. Il quartetto irlandese è riuscito nell’impresa di far parlare molto – e bene – di sé con un demo e un EP, ciondolanti su quegli abissi di scura pazzia, perversione e terrore habitat naturale di gente come Portal, Mitochondrion, Vassafor, Ævangelist, Abyssal. Una corrente del metal estremo che si nutre di un contorsionismo spesso difficile da comprendere pienamente nei suoi intenti, richiedente un impegno e un grado di attenzione piuttosto elevati. Parliamo di una nicchia ben definita, dove i concetti principali sono stati abbondantemente sviscerati e diventa di anno in anno difficile offrire qualcosa che non suoni come un dotto riassemblaggio di furenti dettami altrui. I Malthusian proseguono il loro cammino in fedele continuità alle pubblicazioni precedenti, dando compiutamente modo di propagarsi agli impeti sperimentali soltanto in una traccia, la più lunga fin qui della loro carriera, “Primal Attunement – The Gloom Epoch”.
Vale la pena partire da essa per avere il quadro completo della situazione: vengono abbandonate in parte le velocità più esasperate e gli ossessivi attacchi vocali a più voci, per concentrarsi su un death-doom obliquo ed asfittico, dove non è difficile scorgere la vena contemplativa e cerebrale degli Altar Of Plagues, formazione di provenienza dello straordinario batterista Johnny King. Trovano spazio, in quella che è un’immonda suite dall’andamento irregolare e poco propensa a un agile coinvolgimento, gelidi arrangiamenti di archi, che si pongono in un dialogo surreale con chitarre sempre severe e, nonostante il suono saturo e catacombale, ricche di nascoste sfumature. Il grigio caleidoscopio della traccia si stacca dalle altre quattro, indirizzate verso una spettacolosa dimostrazione di scienza death metal, scompaginata da sfumature noise e black metal.
Chitarre e batteria si accavallano in spasmi atroci, mantenendosi sul filo sottile, quasi impercettibile, che separa la musica dotata di ragion d’essere e il delirio privo di un filo conduttore. La band è brava nel tenere legati sfoghi strumentali mostruosi, che pareggiano l’istintività con una perizia tecnica di altissimo profilo, tramite andamenti lievemente più ordinati, in cui spiccano tocco marziale e originali sovrapposizioni di feedback e dissonanze. Nel caos che tutto fagocita di un pezzo come “Sublunar Hex” si possono comunque apprezzare stacchi memorabili e riff di grande impatto, a ricordare in ogni caso che la lezione di giganti come gli Immolation non è andata perduta e orienta l’azione del quartetto. Le sottigliezze in emersione dai fraseggi più strambi e nei radi rallentamenti fanno intendere che i Malthusian potrebbero osare ancora di più, e regalarci materiale che si possa solo in parte accostare al death metal. Ma va bene anche così, “Across Deaths” tiene fede alle attese di chi aspettava la band al varco per capirne le reali qualità: se amate i nomi citati in apertura, avrete di che godere ripetutamente.