7.0
- Band: MAN MUST DIE
- Durata: 01:00:00
- Disponibile dal: 28/10/2013
- Etichetta:
- Lifeforce Records
- Distributore: Audioglobe
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I Man Must Die non intasano certo il mercato. Più di un decennio di attività e quattro album, di cui questo ultimo “Peace Was Never An Option” arriva ad oltre quattro anni di distanza dal precedente “No Tolerance For Imperfection”. Lasciata la Relapse, il quartetto si è accasato presso la più familiare Lifeforce Records e, forse sentendosi così più libero, ha confezionato quello che è probabilmente il disco più eclettico e impulsivo della propria carriera. Va sottolineato subito che i Nostri vantano da sempre una spiccata personalità compositiva, focalizzata sulla capacità di coniugare nelle loro canzoni numerose influenze di varia natura; con “Peace…”, tuttavia, questo approccio viene spesse volte portato all’eccesso e il risultato è una tracklist lunghissima nella durata e ricchissima di spunti, alcuni dei quali poco decifrabili. Sin dagli esordi i death metaller scozzesi si sono presentati come una sorta di anello di congiunzione fra le sonorità glaciali e calcolate degli Origin e il melodic death ipervitaminizzato dei Kataklysm, con alcune occasionali varianti sotto forma di strizzate d’occhio a gente come Suffocation, Aborted, The Red Chord e Misery Index (con i quali sono anche andati in tour); oggi prendete questa formula e annesse declinazioni e allargatela ad ogni singolo brano, aggiungendo qualche altra nuova soluzione. Quasi superfluo evidenziare come l’esito sia un turbine in cui i Man Must Die lasciano l’ascoltatore in balia dei loro continui cambi di tempo e di registro chitarristico. La carne al fuoco è davvero parecchia e, come se ciò non fosse sufficiente, anche Joe McGlynn si adegua alla nuova impronta, provando a cantare con una voce più pulita in alcuni tratti. Alla fine dei conti, si rimane favorevolmente impressionati dall’estro esibito dalla band, che ancora una volta sprizza grande ispirazione, e dalla qualità dei singoli spunti, tuttavia restano alcuni dubbi sull’efficacia complessiva delle singole canzoni (tantissime superano i cinque minuti di durata) e su certe evoluzioni un po’ azzardate. Per intenderci, se fra Origin e Kataklysm il salto non è breve ma tutto sommato gestibile dai ragazzi, non si può dire esattamente lo stesso per altre aperture: “The Price You Pay”, ad esempio, inizia quasi come un brano degli In Flames! Quindi, nonostante il platter in generale si lasci ascoltare bene, vi è un po’ di rammarico se si pensa che sul precedente “No Tolerance For Imperfection” il gruppo era riuscito a trovare un ottimo compromesso, sciorinando delle tracce come “Gainsayer” o “Kill It Skin It Wear It” che combinavano la giusta dose di tecnica e orecchiabilità; questo approccio viene invece ripreso qui solo in un pezzo come “Abuser Friendly”, che, non a caso, è già stato utilizzato come singolo in attesa dell’uscita dell’album. A volte “less is more”, ma forse questo criterio è davvero troppo lontano dall’indole dei Man Must Die, band nata per sorprendere e sorprendersi, a qualsiasi costo. In ogni caso, complimenti per l’ingegno e l’audacia!