7.5
- Band: MANEGARM
- Durata: 00:32:23
- Disponibile dal: 28/08/2003
- Etichetta:
- Displeased
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Gli alfieri del viking metal sono tornati. Non sono rimasti poi così tanti gruppi a decantare le gesta del popolo nordico che incise il proprio nome nella storia dell’Europa medievale. Gli stessi Enslaved, padri di questo genere musicale davvero unico, sembrano aver preso le distanze (musicalmente parlando) dai canoni compositivi classici del viking metal. I Manegarm, giunti al terzo album, dopo due ottimi lavori, non sembrano aver la minima intenzione di abdicare, anzi. La componente black metal col tempo è stata limata e con essa la velocità delle canzoni; resiste la bestialità del black metal nella canzone “Pagan War” ed è giusto così, perché titolo più indicato per una canzone che vuole sfoderare violenza incontrollata non ci potrebbe essere. Anche per i Manegarm vale il discorso fatto tempo fa per Skyforger e per molte altre band coinvolte in quel calderone che si può definire ‘pagan metal’ in cui elementi folk si uniscono al metal estremo: con il tempo le parti più propriamente black metal lasciano il posto agli elementi ‘pagan’. Lo strumento usato dai Manegarm per rievocare i tempi antichi, e l’atmosfera degli antichi ‘uomini delle insenature’, è il violino, o lo scacciapensieri. Ma quando in queste band il richiamo epico diventa più importante, l’elemento metal si modifica, cerca di aderire alla nuova dimensione epica; ecco allora che ad un riffing black metal si sostituisce un metal più classico, eredità sempreverde lasciata dai Bathory ai posteri. Dall’opener “I Evig Tid” sino alla fine del cd con “Ursjalens Visdom” i Manegarm non rinunciano ai cori epici ed evocativi, sempre ben curati ed ottimamente inseriti nei brani. La copertina (bellissimo il disegno) raffigura un funerale vichingo: una nave che brucia nel mare con il defunto a bordo, un viaggio verso le antiche divinità. Non tutte le canzoni hanno la solennità adatta ad accompagnare quel vichingo verso il suo viaggio senza ritorno, ma se c’è della velata allegria nella conclusiva “Gillesvisan” (una sorta di ballata) significa semplicemente che il viaggio attraverso la morte è vissuto con serenità, perché quel viaggio non porta alla fine di ogni cosa, anzi offre la nobile possibilità di stare accanto ai guerrieri di Odino. Il cd è bello, epico e aggressivo al punto giusto. Piace vedere la convinzione che hanno i Manegarm per quello che fanno; si capisce che non seguono un filone per moda o per altri motivi. Scandinavia, anno 2003: le schiere dei guerrieri estatici al soldo di Odino si stanno riformando…