MANILLA ROAD – Crystal Logic

Pubblicato il 21/12/2018 da
voto
9.5
  • Band: MANILLA ROAD
  • Durata: 00:44:37
  • Disponibile dal: 01/12/1983
  • Etichetta:
  • Shadow Kingdom Records
  • Distributore: Audioglobe

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All’inizio degli anni ‘80 il movimento epic metal americano aveva già iniziato a divenire una sorta di vero e proprio fenomeno all’interno di una scena metallica ancora in parte nascente, con un numero imprecisato di band in procinto di ritagliarsi un posto tra le stelle più luminose destinate a sorreggere le fondamenta stesse del genere negli anni a venire. Non vi è alcun dubbio che gli araldi indiscussi di tutto ciò che riguardava acciaio, spade e racconti epici fossero i granitici Manowar, divenuti col tempo la band-simbolo di tutto ciò che è anche solo riconducibile al concetto di heavy metal epico e battagliero. Tuttavia, non bisogna dimenticarsi che il sottobosco era, ed è tutt’ora, pieno di realtà altrettanto valide e capaci di immettere sul mercato degli album in grado di divenire, col passare degli anni, dei veri e propri gioielli di culto per ogni metallaro amante di un certo tipo di atmosfere.
I mitici Manilla Road rientrano di diritto tra le più apprezzate e stimate formazioni ad aver mantenuto alto il vessillo dell’heavy metal più fantasioso e mitologico fino allo scorso 27 luglio, ovvero l’infausto giorno in cui il chitarrista e fondatore Mark Shelton ci ha lasciati a causa di un attacco di cuore contratto poco dopo un’esibizione su suolo tedesco e, per giunta, poche ore prima dell’unica data prevista in territorio italiano; il risultato conseguente non poteva che essere un forte senso di vuoto nel cuore di tutti noi estimatori del movimento d’appartenenza della sua iconica band, cui ora vogliamo dedicare un omaggio riproponendo un’analisi di quello che molti considerano il lavoro più imprescindibile di una carriera che raramente è arrivata anche solo vicino alla possibilità di deludere gli appassionati.
Sarebbe decisamente superfluo analizzare traccia per traccia il capolavoro “Crystal Logic”, terzo prodotto in studio dei Manilla Road, caratterizzato da un songwriting che risulta ancora oggi al limite del magistrale ogni volta che si inserisce il disco nel lettore, ad opera naturalmente del sopracitato Mark, qui in veste di chitarrista e cantante: più di quaranta minuti di acciaio, magia, esaltazione e fomento in ogni singolo passaggio. Riteniamo difficile possa esistere anche solo un appassionato di heavy metal vecchia scuola che non abbia ancora avuto modo di perdersi nella necropoli menzionata, per l’appunto, nella iniziale “Necropolis”, per poi darsi all’headbanging a rotta di collo sulla corposa e coinvolgente title-track o sulla scottante “Flaming Metal Systems”, assente nella primissima versione dell’album, ma introdotta fortunatamente in occasione della ristampa da parte di Into Glory Records. Anche la varietà non manca, come si può ben notare dal passaggio dalla rockeggiante “Feeling Free Again” alla furente “The Riddle Master”, con quel finale adrenalinico e tritaossa che riesce ancora a cogliere impreparato l’ascoltatore, nonostante i trentacinque anni trascorsi. Tutto ciò si deve sicuramente alle doti compositive del buon Mark, così come a quella passione che ha sempre permeato ogni suo lavoro; chiaramente la produzione appare ancora oggi piuttosto spartana, ma si tratta tutto sommato di una peculiarità, più che di un difetto, soprattutto quando ci si dedica ad un prodotto di questo tipo. Concetto che si applica anche al guitarwork, grezzo e graffiante, e alla sezione ritmica leggermente ovattata, ma anche dannatamente genuina, così come la voce imperfetta di Mark.
La seconda metà, composta dall’accoppiata “The Ram” / ”The Veil Of Negative Existence” e dalla lunga suite “Dreams Of Eschaton”, il cui main riff sembra quasi citare “Angel Of Death” dei britannici Angel Witch, trascorre più in fretta di quanto si potrebbe pensare, giungendo rapidamente all’epilogo e lasciando l’ascoltatore con una voglia pulsante di far ripartire il disco da capo, in modo da poter fare una seconda immersione all’interno di quelle atmosfere suggestive ed evocative che permeano quella che non si può non considerare una vera e propria pietra miliare della nostra musica preferita, e che ci auguriamo possa presto entrare nella collezione di tutti quegli ascoltatori che non hanno ancora avuto la fortuna, o l’accortezza, di poter arricchire il proprio bagaglio personale con un’esperienza mistica ed imprescindibile, lasciando da parte quelli che possono essere i gusti personali.
Purtroppo, è con più di una lacrima sul viso che concludiamo questa recensione, augurandoci che le nostre parole possano essere in qualche modo giunte all’orecchio del nostro fratello Mark, che ora ci osserva da lassù, con la sua chitarra in una mano e una spada nell’altra, intimandoci senz’altro di continuare a coltivare il nostro amore per la grande musica, supportandola fino alla fine senza mai smettere a credere in ciò che da sempre arricchisce la nostra anima, ascolto dopo ascolto.

In this world’s darkest hour, up the hammers to stay, don’t throw it away!

 

TRACKLIST

  1. Prologue
  2. Necropolis
  3. Flaming Metal Systems
  4. Crystal Logic
  5. Feeling Free Again
  6. The Riddle Master
  7. The Ram
  8. The Veils Of Negative Existence
  9. Dreams Of Eschaton
  10. Epilogue
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