6.5
- Band: MANILLA ROAD
- Durata: 01:21:12
- Disponibile dal: /11/2005
- Etichetta:
- Cult Metal Classics
- Distributore: Frontiers
Ottima operazione quella compiuta dalla Cult Metal Classics, sempre attenta al mercato underground sia odierno che ‘di culto’ dell’heavy anni ’80, che ora, dopo una serie di mosse assolutamente non azzeccate, decide di rendere reperibile al pubblico la storica accoppiata di debutto di un gruppo rilevantissimo ai fini della musica hard’n’heavy dei due decenni passati, così influente che, anche se nella sua pur relativa celebrità, ha probabilmente saputo dare l’avvio all’epic metal di quel periodo che oggi spadroneggia ancora così tanto nel nostro continente, mietendo vittime soprattutto nell’attivissima Grecia, nonostante anche il mercato nostrano si sappia difendere con una certa classe di fondo (si pensi ai buoni prodotti di band come Wotan e Holy Martyr). Stiamo naturalmente parlando dei Manilla Road, capitanati dall’istrionico axeman/singer Mark ‘The Shark’ Shelton che, nonostante le due decadi e mezzo di attività, sanno ancora oggi ‘fare mercato’ con dischi discreti (anche se non all’altezza del loro glorioso passato!) come “Atlantis Rising” e “The Spiral Castle”. Ad ogni modo, lontano dai fasti epici del gruppo, la qui presente doppia ristampa intende ripercorrere idealmente la storia del gruppo, dato che i primi due dischi rappresentano un importantissimo documento per tutti coloro che credono che le melodie epiche, fiere e (talvolta) malinconiche cucite nei solchi del trittico di masterpiece formato da “Crystal Logic”, “Open The Gates” e “The Deluge” siano sempre state connaturate al DNA della band del Kansas. Nossignori: la band che muoveva i propri timidi (ed è proprio il caso di dirlo, vista la produzione che sarebbe quasi un eufemismo definire low-budget, tanto risulta dozzinale!) passi agli albori degli anni ’80, nel primigeno “Invasion” suonava un rock’n’roll grezzo e sguaiato, fatto di pochi accordi e debitore alle sonorità anni ’70 della scuola più oltranzista e grezza dell’hard rock: basti pensare ai vecchissimi Mc5 ed ai Grand Funk Railroad, dato che la band, pur presentando le sue peculiarità (la voce di Shelton, seppure più impersonale rispetto alle successive produzioni, si riconosce tra mille!), allinea ancora il suo stile al rock/blues di vecchio stampo: un eccellente manifesto di questo si trova in “Street Jammer”, classico inno che discende dagli anni ’70 e rappresenta una delle poche prove positive di questo debutto ancora incerto. Il successivo “Metal” (preceduto da “Mark Of The Beast”, secondo album ufficiale della band, che però non ha mai visto ufficialmente la luce fino a due anni fa) cambia invece decisamente le carte in tavola: oltre ad un leggero miglioramento in fase di produzione (ma, visto il primo disco, questo era inevitabile!) presenta, oltre allo stile del primo disco, già una sterzata in direzione dell’epic metal metallico e fiero che caratterizzerà il terzo “Crystal Logic”: e, se “Defender” (nonostante il titolo) e la buona “Out Of Control With Rock’n’Roll” sono ancora i fiori all’occhiello del primo sound della band, pezzi come “Cage Of Mirrors”, l’ottima “Queen Of The Black Coast” e l’antesignana “Metal” (che, prima di scatenarsi in una cavalcata metallica presenta, si pensi un po’, gli stessi arpeggi e linee vocali epiche dei dischi successivi!) rappresentano l’indizio per il sound in cui si muoverà in futuro la band. E, se siamo lontani dalla qualità dei dischi successivi (anche se “Metal” rappresenta già un buon passo avanti rispetto allo scialbo debutto), questa ristampa rimane comunque un buon documento per tutti coloro che sono appassionati di heavy metal epico e sono desiderosi di tornare là, in quegli anni in cui tutto è cominciato.