7.0
- Band: MANILLA ROAD
- Durata: 00:48:23
- Disponibile dal: 19/02/2013
- Etichetta: Shadow Kingdom Records
- Distributore:
Nella scena metal sono poche le band di culto che, nonostante numeri di vendite poco confortanti, abbiano saputo catturare il cuore e la lealtà assoluta dei fan. I Manilla Road sono una di queste: sin dagli anni Ottanta i defender più incalliti hanno letteralmente osannato la formazione di Mark Shelton come una delle più fiere e dedite alla causa del metallo. A due anni dall’ultimo disco in studio, gli americani tornano con il nuovo “Mysterium”, un disco che a partire dal brano d’apertura “The Grey God Passes” mostra tutto il suo valore. Il pezzo è abbastanza veloce, ma molto roccioso e dominato dalla tipica voce cavernosa di Bryan “Hellroadie” Patrick. Della stessa pasta anche il successivo “Stand Your Ground”, un vero tributo all’heavy metal cavalcante e furioso degli anni Ottanta. “The Battle Of Bonchester Bridge” si finge inizialmente tranquilla e pacata grazie ad una sognante strofa d’apertura che lascia poi spazio alle chitarre elettriche ed a un lungo assolo che rende epico e onirico questo brano melodico. Come da tradizione i Manilla Road suonano in modo solido e diretto: i virtuosismi non sono certo di casa, ma i nuovi brani possiedono forza, personalità e quelle atmosfere sinistre che hanno accompagnato negli anni la creatura di Shelton. Uno degli episodi più interessanti di “Mysterium” è paradossalmente una ballata, “The Fountain”, in cui voce e chitarra acustica intonano melodie sognanti e d’altri tempi, e dove sembra di ascoltare un vero cantastorie. Il disco si conclude con la lunga title track, oltre undici minuti in cui i Manilla Road sfoggiano tutta la loro epicità vecchio stampo. La produzione del full length è volutamente essenziale e ruvida, più volte le chitarre suonano quasi glaciali, ma per una ben definita scelta di realizzazione dei pezzi. Gli anni passano, le mode si alternano, ma i Manilla Road rimangono una certezza per chi la mattina si nutre di pane ed heavy metal. Non ci sono sorprese da questa band, forse destinata a rimanere per sempre nella scena underground, ma che non si può non amare.