5.0
- Band: MANOWAR
- Durata: 00:19:28
- Disponibile dal: 29/03/2019
- Etichetta:
- Magic Circle
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Parlare di determinate uscite quando si ha un tatuaggio sul braccio, dedicato proprio alla band in questione, rappresenta una sorta di inevitabile fonte di amarezza e perplessità. Come ben sapranno gli ascoltatori più affezionati a determinate sonorità classiche, le più recenti scelte discografiche ad opera di Joey De Maio e company non si possono propriamente catalogare tra le più sensate e interessanti degli ultimi anni. Già solo l’ultimo full-length “The Lord Of Steel”, insieme alle due ri-registrazioni dei capolavori “Battle Hymns” e “Kings Of Metal”, non ha reso minimamente giustizia al glorioso passato di una delle band più iconiche e rappresentative di tutto ciò che incarna l’essenza dell’heavy metal.
Per quanto riguarda il primo capitolo della presunta trilogia dedicata alla cosiddetta ‘Final Battle’, si potrebbe dire che il risultato sia ancora meno rassicurante di quanto menzionato poco sopra: tre brani effettivi, più un intro, ognuno con una differente analisi da attuare, con un livello crescente di amaro in bocca a farla da padrone. Il suddetto brano introduttivo “March Of The Heroes Into Valhalla” si può etichettare tranquillamente come senza infamia e senza lode, trattandosi della classica composizione di due minuti e mezzo tipica dei prodotti col nome dei Manowar scritto in copertina. La successiva e derivativa “Blood And Steel”, in maniera abbastanza simile, appare tutto sommato gradevole a livello di songwriting, valorizzata da un Eric Adams che, ancora una volta, si conferma come un eterno fuoriclasse; a parte questo, la traccia appare anche piuttosto flaccida e poco incisiva per quanto riguarda il sound e la potenza, in particolar modo a causa di un guitar work tra i più anonimi in assoluto. Non essendo questa la sede, non tireremo nuovamente fuori discorsi riguardo le vicissitudini legate a Karl Logan e al suo giovane sostituto, anche perché finiremmo col fare affermazioni piuttosto ovvie e ridondanti.
La seconda metà dell’EP comincia in verità abbastanza bene, con un lento orchestrale anche relativamente ispirato come “Sword Of The Highlands”, che sicuramente non si avvicinerà mai minimamente alla magnificenza di una “The Crown And The Ring”, ma alla fine della fiera si tratta di un buon lavoro, in grado di risollevarci, almeno parzialmente, l’umore prima del crollo definitivo. La conclusiva “You Shall Die Before I Die”, cantata male da Joey stesso, è infatti quanto di più pietoso e grottesco ci si potesse aspettare: una sorta di brutto estratto di genere simil-epic doom, con un incedere noiosamente cadenzato e, soprattutto, una struttura musicale tra le più rigide e stucchevoli di tutta la discografia dei Manowar; insomma, un vero e proprio disastro che affossa definitivamente tutto il più o meno buono fatto nei minuti precedenti.
Decisamente un brutto inizio per la nuova trilogia ad opera di Joey ed Eric, che ci hanno deliziato per decenni con uscite divenute col tempo delle vere e proprie leggende tra le migliaia di dischi metal disponibili sul mercato, e riteniamo che sia decisamente meglio tornare ad ascoltare una qualunque di quelle, piuttosto che sprecare altri venti minuti della nostra vita col solo scopo di soffrire, ascoltando nuovamente questo EP. La speranza di un prosieguo più apprezzabile rimane, ma mentiremmo se non ammettessimo di essere abbastanza scettici al riguardo.