6.5
- Band: MANTAR
- Durata: 00:12:24
- Disponibile dal: 31/03/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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A ceneri di “Ode To The Flame” ancora calde, i Mantar si ripresentano sul mercato con un breve ep di poco più di dieci minuti. “The Spell” include tre brani completamente inediti, molto orientati al groove e piuttosto asciutti in strutture e arrangiamenti, strettamente contigui al materiale del secondo full-length e, se possibile, ancora più indirizzati verso la ricerca dell’impatto immediato e di combinazioni di colpi arrecanti un K.O. istantaneo. “Pest Crusade” non perde tempo a entrare nel vivo, sorretta dal drumming squadrato di Erinc, oramai inconfondibile nel tocco e nella scelta di pattern funzionali per le divulgazioni bituminose di Hanno. Il quale infiocchetta di infiltrazioni darkwave un ruminare chitarristico che guadagna di elasticità da una pubblicazione all’altra, anche se nel caso dell’opener di “The Spell” l’alternarsi di schiaffeggiamenti e aperture meno rissose si chiude con una cesura secca, senz’appello, quando ci si aspetterebbe uno sviluppo di più ampio respiro. Il leggero amaro in bocca lasciato dall’opener si annacqua in fretta nel riffing contagioso di “Age Of The Vril”, che produce una riuscita simbiosi fra sludge sudista, hard rock, punk rallentato e recrudescenze black metal. Hanno si sgola con costrutto, abile nel dosare il marciume e anestetizzarlo quel poco che serve per dare respiro melodico al refrain. Esce qui quella relativa ariosità e lo sguardo visionario che distinguono i Mantar dalla concorrenza sludge/black metal, fin dall’esordio su lunga distanza “Death By Burning”. Il pezzo avanza pachidermico ma nient’affatto soffocante, offrendo tentazioni melodiche e fratture ritmiche accanto al vociare disturbante del chitarrista. Il fiore all’occhiello è però rappresentato da “The Spell”, più ambiziosa delle precedenti e caldeggiante atmosfere di pomposa oscurità, sempre secondo le leggi nichiliste dei Mantar, s’intende. Il chitarrismo si fa grasso e fumoso, le linee vocali prendono una piega narrativa e la forma canzone si delinea chiara, affascinandoci con arie viziose che sanno tanto di rock’n’roll in decomposizione. Una traccia impreziosita dall’ospitata di KzE dei Bolzer, che si produce in uno straniante parlato verso la chiusura. “The Spell” non è affatto una pubblicazione imprescindibile o che segna chissà quale svolta nella produzione del combo di Amburgo, rappresenta però un’ulteriore affermazione dell’inventiva dei due assatanati musicisti teutonici e la loro ferma volontà di non essere un’effimera stella cometa nei cieli dell’extreme metal.