7.0
- Band: MANTRIC MOMENTUM
- Durata: 01:01:19
- Disponibile dal: 11/11/2022
- Etichetta:
- Frontiers
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I Mantric Momentum sono un progetto fondato da Christer Harøy, chitarrista dei Divided Multitude (ma anche di Crossnail, ex Triosphere e Teodore Tuff), le cui origini risalgono addirittura al 2011: a causa del poco tempo disponibile, tuttavia, visti gli impegni con le altre band, finora erano usciti solo alcuni singoli con questo moniker, tra il 2017 e il 2021, quindi anche abbastanza isolati tra di loro nel corso degli anni, benché con guest di un certo rilievo come Ralf Scheepers, giusto per fare un esempio. Solo più di recente, Harøy ha lavorato ad un progetto più organico e strutturato, scrivendo le canzoni per un full-length e coinvolgendo dietro ai microfoni il cugino Terje Harøy, cantante dei Pyramaze. Per le parti strumentali, Christer ha preferito fare un po’ tutto da sè, benché in vari brani comunque si avvalga di ospiti, soprattutto per le parti di batteria (tra i drummer figurano Frank Nordeng Røe e Lawrence Dinamarca) e per gli assoli di chitarra (principalmente eseguiti dall’ex Falconer Jimmy Hedlund). Una formazione a parte è quella del brano “Maria Magdalena”, dove le voci soliste sono cantate perlopiù da Tina Gunnarsson degli Hexed (si segnala, tra gli altri, anche la presenza di Truls Haugen dei Circus Maximus) ma si tratta quasi di un capitolo a sè stante, tanto che viene considerata una bonus track.
Lo stile dei Mantric Momentum può essere descritto come un power melodico, incentrato chiaramente sul riffing di Christer e sulla voce potente di Terje, ma si sentono influenze inevitabilmente dei Divided Multitude più recenti. I ritornelli sono tendenzialmente orecchiabili – anche se non particolarmente catchy – e in qualche traccia si ravvisa qualche venatura prog, come nel caso di “Diamond”, un bel pezzo, arricchito peraltro da chitarre flamencate. La maggior parte degli altri brani sono tuttavia alquanto lineari, per quanto vi siano spesso piccole variazioni o sfumature, tra strofe, bridge e ritornelli nel corso dei vari passaggi. In effetti, tra gli aspetti che più ci sono piaciuti dell’album non annoveriamo tanto delle belle canzoni, quanto piuttosto il sound, nonché la cura per gli arrangiamenti e la qualità interpretativa, con Terje in modo particolare davvero superlativo nelle parti vocali. Poi, comunque, ci sono anche buone canzoni, tra le quali potremmo menzionare, oltre alla già citata “Diamond”, la title-track, “In The Heart Of The Broken”, “New Horizon” e “Carry Me”, ma si segnala anche un brano che è quasi una ballad, intitolato “Fallen”.
A conti fatti, dopo vari tentativi con diversi cantanti, il processo che ha portato a questo “Trial By Fire” ci presenta un buon album di debutto, che probabilmente avrebbe avuto in realtà più chance di mettersi in evidenza se avesse potuto beneficiare di almeno un paio di brani maggiormente in grado di trainare un po’ tutto il disco.