MARCHE FUNÈBRE – After The Storm

Pubblicato il 17/09/2024 da
voto
7.5
  • Band: MARCHE FUNÈBRE
  • Durata: 00:44:36
  • Disponibile dal: 27/09/2024
  • Etichetta:
  • Ardua Music

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I belgi Marche Funèbre, bene chiarirlo fin dal principio, sono diventati negli ultimi anni uno dei gruppi del cuore di chi scrive. Non ci sono motivazioni autorevoli e ineluttabili, per descrivere l’ammirazione andata a crescere in tempi recenti verso questa band, perché non stiamo sicuramente parlando né di innovatori, né di personalità che, all’interno di un genere codificato, sfoggino idee geniali, o prestazioni altisonanti, tali da farli diventare oggetto di hype o acclamazione anche lontano dal proprio usuale pubblico di riferimento.
I Marche Funèbre sono infatti un’entità per nulla sorprendente, che fin dagli esordi porta avanti il discorso di un death/doom melodico ma vigoroso, dai suoni potenti, nitidi e rotondi, che negli anni ha dissipato in parte la propensione per gli andamenti sfinenti, per concentrarsi su canzoni di forte impatto, dalle melodie ben lavorate e ritornelli appassionanti, complice anche un uso della voce pulita sapiente e misurato.
Se i riferimenti al gothic/doom inglese di Paradise Lost, Anathema e My Dying Bride rimangono tangibili e ineludibili, come particolari aggiunte fuori dal settore del gothic/death/doom dolente e malinconico non se sono mai neanche intraviste, ciò che permette ai Marche Funèbre di fare sempre un’ottima figura è l’arte del songwriting, bilanciante splendidamente pesantezza, orecchiabilità e dinamismo.
Il precedente “Einderlicht”, da noi valutato in maniera positiva ma decisamente troppo stretta quando è uscito, è diventato nel giro di pochi mesi uno degli album più ascoltati da chi scrive, in virtù di canzoni stupende come “The Eye Of The End” e “When All Is Said”, dotate di un pathos e di un’immediatezza comunicativa non comuni in un simile ambito. Insomma, se quando si parla di death/doom, anche quello meno estremo e arcigno, serve dedizione al genere per poterne cogliere la bellezza e avere un’esperienza di ascolto relativamente scorrevole, un album come “Einderlicht” può appassionare anche chi si dedica solitamente a tutt’altro, oppure ha pure una certa diffidenza per il metal estremo.
Date tali premesse, le aspettative per “After The Storm” erano piuttosto alte, sperando che la magia si ripetesse con intatta freschezza.
Dobbiamo dire che il quintetto non ci ha tradito, mettendoci soltanto un po’ più di tempo per alzare il nostro gradimento, perché in questo caso i vocalizzi puliti sono leggermente meno squillanti e impostati per far impennare l’attenzione, anche se rimangono una delle punte di diamante di uno stile fiero e irruento, che non subisce in “After The Storm” alcun particolare cambiamento, installandosi nel filone recente della formazione.
I tempi sono un filo meno incalzanti di “Einderlicht” e il lavoro nella sua interezza abbisogna di qualche momento di rodaggio, per far trasparire appieno le sue doti: il passo è più compassato, dando un maggior risalto alla ruvida brutalità dei passaggi più vicini al death/doom classico, come la prestazione vocale in growl, invero non così dissimile dal passato, ha però un impatto lievemente più arcigno. Si tratta quindi di modifiche minori, all’interno di un quadro formale sospeso tra violenza controllata, eleganza, sospiri, tristezze e inquietudini, senza calcare la mano in drammaticità ma evocando con levità scenari poetici e un immaginario gotico tipicamente novantiano.
I solismi chitarristici donano un’aura puramente heavy metal a canzoni che, quando sciolgono i legami con i riff più duri e grevi, rivelano una fragile anima autunnale, come quelle di certi Anathema passata la fase death/doom iniziale. I registri emozionali sono appunto quelli tipici del genere, quando è smussato dei suoi aspetti macabri, un’impronta stilistica e concettuale della quale i Marche Funèbre sono fedeli custodi, come si coglie in canzoni dolenti e intense quali “Enter Emptiness” (il titolo dice già tutto), oppure il fiero crescendo della titletrack, dove il cantato pulito dà pieno slancio al suono, impreziosendone le sue striature più luminose.
Non ci sono forse in “After The Storm” i medesimi bagliori di “Einderlicht” – la certezza o la smentita di questa opinione solo il tempo lo potrà dire – mentre la qualità media e le peculiarità del gruppo rimangono intatte.
Una formazione che meriterebbe di andare un po’ oltre gli stretti confini dell’underground di genere, per abbracciare tutto quel pubblico in perenne ricerca di amorevole tristezza.

 

 

TRACKLIST

  1. In a Haze
  2. Palace of Broken Dreams
  3. Devoid of Empathy
  4. Enter Emptiness
  5. Stranded
  6. After the Storm
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